RED

Paul KLEE - RED BALLOON

Ora. Ti sei fermata al semaforo,

ora. Ti guardi intorno, ti vedo.

Non riconosci, ora, il paesaggio.

Ti sei persa. Andando, ora. Dove?

Via? Vai via? Resta ancora con me!

Stanca di correre, ansimi ancora.

Cosa guardi, lì, fuor dalla finestra ?

Una folla, vasta, estenuante, nuda,

che corre e non sa dove andare.

Mille corpi senza volto, odori,

fumo, profumi che evaporano.

Volti, senza corpo, anch’essi

nudi, spaesati, spauriti, freddi.

Cosa ti sei fermata a fare, ora?

E’ forse finito il tuo tempo, ora?

Ora, corri, te lo ordino ancora!

Perdio! Son io il tuo dio! Ora!

… … … … … … … … … … … … …

Batti, mio tempo, corri, strepita !

Ora ! Fremi!

a

Ora ti sei fermato al semaforo.

Ora, ora attorno ti guardi. Ti vedo.

Più non riconosci il paesaggio.

Ti sei perso, ora. Andando. Dove?

Ti sei seccato. Stai ancora con me.

Stanco di correre, ansimi ancora.

Cosa credi, mentre stai sull’uscio,

ancora esitante, caldo, pensi forse

di trovare la via? Randagia la vena

ti mena senza una meta precisa?

Freddi, mille corpi senza volto,

odori, fumo, profumi ch’evaporano:

questo noi siam, rosso mio sangue,

senza di te, corpi, anche noi, nudi,

secchi, spaesati, freddi, spauriti.

Perchè ti raggrumi, rosso mio sangue?

E’ forse or ora finito il tuo tempo?

No? Non hai più un nobile cuore?

E allora, corri, te lo ordino ancora!

Vai, perdio! Son io il tuo dio! Sangue!

… … … … … … … … … … … … …

Batti, mio cuore! Veloce, corrimi

sangue! Ora ! Vai!

14 pensieri riguardo “RED

  1. Questo tuo modo di scrivere mi destabilizza spesso, nel senso che impiego un po’ per trovare una direzione per i pensieri che mi nascono dalla lettura. Non so se questo tuoi versi siano il naturale espandersi di pensieri nati dalla visione di un quadro o viceversa: se l’immagine l’hai ricercata per dare a chi legge anche una sensazione visiva il più vicino possibile alle tue sensazioni. Comunque sia mi piace leggerti e anche se non sempre riesco a trovare la strada, m’intrigano queste immagini che ci regali. Qui c’è un femminile che poi diventa maschile ma con una identica strada percorsa, un identico anelito. Sarà questo il filo d’Arianna per arrivare dentro ai tuoi pensieri?
    Un abbraccio 🙂

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  2. Mi hai fatto venire in mente Little Tony, non so il perchè ma questo tuo verseggiare è un po’ una canzone dal ritmo incalzante e allo stesso tempo monotono, proprio da ballare un po’ lento un po’ shake shake.
    Buona domenica Piero.

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  3. Mia cara Patrizia, tu sei buona e gentile. Hai pazienza, ti fermi a pensare e leggere quello che scrivo.
    In generale, ed anche in questo caso è così, l’immagine la cerco alla fine, quando il nuovo post è pronto per la pubblicazione (spesso, però, non riesco a rileggere subito quello che ho scritto, lo metto lì, certo che devo rivedere il testo, errori e limature da rifare).
    L’immagine mi piace, serve a dare un senso intuitivo, fisico, di colore, a coinvolgere più sensi, nella lettura (so che è un pò sciocco, tanto anche leggere implica l’uso degli occhi … ma sono due usi diversi, come fissero due sensi diversi, come fossero … udito e odorato). Ma l’immagine scelta ha anche lo scopo di dare una direzione, un rafforzamento, un fondamento “nobile” a ciò che ho scritto (come si fa con le note in una tesi di laurea. Come mi disse il prof. : “quello che scrivi tu, va bene, è letteratura, tu scrivi bene. Quello che metti nelle note sono le fondaments, le fonti, è la vera tesi).

    In questo caso, devo dirti, la strada è un pò tortuosa: è un pò un gioco e un pò una riflessione seria.
    La riflessione seria riguarda gli argomenti, il senso… profondo (si fa per dire!) delle due facce della poesia.
    Ciò che corre, che scappa, che se ne vuole andare.
    E’ qualcosa che ci appartiene, anzi, di più, è qualcosa che è noi stessi, ci fa, ci regge, ci tiene in vita.
    Sono due cose, altrettanto vitali per noi.
    In mancanza, noi non potremmo dire di esistere.
    Perciò le guardo fuggire, le due cose, le vedo stanche, affannate, esitanti, incerte, come la vita che va, che fugge, stanca, affannata, esitante, incerta, incontro al vuoto di facce vuote, nuda verso volti nudi, senza espressioni, senza caratteri, senza naso, nè occhi, nè bocca, nè barba, nè orecchi…
    E questo… panorama, queste immagini mi fanno urlare un ordine imperativo.
    Io, che vedo la vita che va, va via, se ne va, fa la valigia ed esce di casa… posso mai permettere qualcosa del genere?
    Non dovrei forse oppormi a quell’ammutinamento?

    Ma non ti ho detto quali sono le due diverse facce della medaglia.
    A quella medaglia ho dato, qui sopra, il nome di “vita”.
    Ma, in realtà, sono due oggetti molto diversi.
    Uno al femminile (l’ho declinato al femminile, perchè quel sostantivo è femminile, ma … il suo uso generale, la sua estensione al di là della frazione, del limite, è sostantivo maschile), l’altro al maschile.
    I due sostantivi…
    I due sostantivi hanno una stretta relazione dal punto di vista della metafora. Non so se uno possa sostituirsi all’altro, credo di no, non ne prenderemo uno per metafora dell’altro, ma non posso fare a meno di vederli strettamente connessi nell’esplicarsi l’uno nell’altro. Tanto da formare parte di una groviglio di parole molto molto simili, quasi uguali, quasi ripetitive…

    Ho avuto qualche indecisione nel mettere il titolo al post, mentre non ne ho avuta per l’immagine.
    Quella goccia di colore rosso sangue che fugge da una porta, in un vuoto pesaggio metafisico, dove le ore si fermano, il tempo non scorre, spiata da un occhio che macchia d’azzurro, di blu acido, da un lato, la tela, mi è sembrata subito la rappresentazione esatta, perfetta del mio groviglio di parole.
    In questa descrizione, se la rileggi, c’è l’esatta speigazione dei versi (!).
    Il titolo… volevo dare un titolo diviso in due parti, in due nomi, in due elementi che dicessero di cosa avevo scritto.
    Poi, invece, quel red, quel rosso,che ruba il nome al pittore, al suo quadro, meglio… lasciando più nel vago il senso esatto delle mie parole…

    In fondo un gioco: e se provassimo a leggere qualcosa di cui, pur non cmprendendo esattamente bene il soggetto, riuscissimo a comprendere, invece, esattamente bene il senso? Come se leggendo, si trattasse di osservare un quadro. Il quadro di Klee. Mica quell’immagine è molto più “significante” dei miei versi, ma ne percepiamo bene il senso, se sentiamo … l’odore, il sapore, il calore, il freddo, le sensazioni, la lontananza, la fuga, la ricerca, il paesaggio interiore verso cui fugge qualcosa di cui non possiamo fare a meno… insomma, il senso ci è ben chiaro. E pure se io non lo so spiegare, quel quadro è l’esatta “fotografia” del mio groviglio di parole.
    Per questo ne porta, almeno in parte il nome.

    Il gioco, però, ora prevede una domanda e, se mi sai rispondere, ti manderò un abbraccio (io direi, meglio, un bacio, ma non vorrei essere frainteso. Però il bacio ci sta meglio) speciale:
    quali sono i soggetti delle due … facce della medaglia?

    Un bacione,
    Piero

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  4. Ciao, Paolè,
    chi, Little Tony, quello col ciuffo che ha passato una vita ad imitare Elvis Presley, oppure ad imitare Bobby Solo, che era imitato da Elvis? Quello di “Cuore matto” e “Una spada nel cuore”?
    Beh, ci sei andata vicino, in qualche modo.

    Un abbraccio e buona domenica anche a te!
    Piero

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  5. A me ricorda Dante. Paolo e Francesca un’amore indissolubile.
    E condanna alla pena eterna..
    Ma lei dice : ..ancor non m’abbandona!
    Contenta Lei!!!

    Senti come lo dice bene il grande Benigni con Dante che vuol sapere come e perchè, racconta di un piano di lettura molto emozionale, di momenti che fan tremare..

    Tua Minetta

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  6. Caro Piero, mi ci provo…anche se non sono assolutamente sicura di ciò che sto per dire. Le parole che così, istintivamente mi vengono in mente leggendo il tuo scritto sono anima e sogno: le tue parole mi arrivano come un urlo a ciò che di più autentico c’è dentro di noi, che spesso rimane soffocato dalla vita così come siamo” costretti” a viverla ogni giorno, un urlo di libertà, forse un urlo a noi stessi per tentare di risvegliarci da un sogno in bianco e nero e farlo diventare a colori.
    Scusami se non è questo quello che intendevi, ma lo sai, la parola scritta, sia poesia o prosa, spesso “non è di chi la scrive, ma di chi gli serve” (il virgolettato non è mio, eh? 🙂
    Un abbraccio e a rileggerti sempre con piacere.
    Ciao

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  7. Cara Minetta,
    bellissimo il pezzo di Benigni. Lui è davvero un genio; quella stazgione dedicata a Dante ed alla sua Commedia è stata davvero diivina. Ho visto uno spettacolo a Roma, di Benigni, una cosa davvero straordinaria. Emozione e cultura, oltre cho comicità da scompisciarsi…

    Grazie, grazie davvero.
    Anche il pezzo scelto è bellissimo … il momento in cui si deve vivere davvero, dice lui. E’ quel momento in cui niente è scritto, in cui si deve creare la propria vita, la propria esistenza, il proprio destino…

    Ma hai esagerato a mettere in relazione il mio piccolo scritto con tanta poesia e con tanta forza vitale.
    Mi fa piacere, mi fa certo molto piacere quello che hai detto, ma io sono ssolo un piccolo dilettante.
    Presuntuoso, se ordino qualcosa a qualcuno, come ho fatto qui sopra per ben due volte!
    Ma un presuntuoso dilettante.

    Com affetto,
    tuo, Piero

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  8. Cara Patrizia,
    non hai indovinato!
    Eppure la frase era chiara:
    “Quella goccia di colore rosso sangue che fugge da una porta, in un vuoto pesaggio metafisico, dove le ore si fermano, il tempo non scorre, spiata da un occhio che macchia d’azzurro, di blu acido, da un lato, la tela, mi è sembrata subito la rappresentazione esatta, perfetta del mio groviglio di parole.”
    Ecco: l’ORA, la scansione del tempo larga e regolare, lo scorrere del tempo, il tempo in persona.
    Questa la parte femminile. l’ORA.
    E poi, la goccia rossa, la sua corsa senza meta, il sangue spinto dal cuore senza ssota… la parte maschile…
    Era facile e impossibile!
    Ma sei stata davvero carissima a volerci provare.
    E poi, sai, ANIMA e SOGNO, sono perfetti anch’essi, in questo incastro di parole.
    Più in forma di metafora, mentre io ho infilato le parole nude e crude e non sono andato fino in fondo con una rappresentazione figurata.

    E poi, non solo hai ragione tu, che uno scritto non è di chi lo scrive ma di chi … gli serve, di chi lo legge, ma chissà, che l’anima sia anche una forma metaforica del tempo? E il sangue una figurazione del sogno?
    E’ intrigante assai.

    Comunque il bacio te lo mando lo stesso, con affetto … per l’affeto che hai per me (anche in questo caso).
    Piero

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  9. lo vedi? Lo sapevo… 🙂
    Mi hai ricondotto ad una frase letta tempo fa su “Che noia la poesia” ( un libro davvero interessante): “Cosa vuol dirci il poeta? La prima domanda idiota è di solito questa. E induce l’insegnante e lo studente a coltivare l’assurdo vizio dell’interpretazione. Si dimentica che il povero poeta ha già detto tutto quello che voleva dire: la cosa più probabile è che voglia essere preso alla lettera…”
    Ecco, io son caduta ancora nell’errore e questa cosa…mi fa incazz… :-))
    Ciao Piero, buona giornata

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  10. Ho letto con attenzione il testo dell’articolo e le risposte, intimorita non oso aggiungere altro, mi piace leggerti, sei fuori dai soliti schemi, un po’ riesco a decifrare, qualcosa mi sfugge, va bene così…
    Un saluto affettuoso
    Lucia

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  11. Cara Lucia,
    va bene così; per me essere dai soliti schemi è davvero un bel complimento anche se non garantisce te per quanto riguarda le mie qualità di imbianchino della pagina.
    Sono contento che ti faccia piacere leggere quello che scrivo, poichè sei una persona con la testa sulle spalle, un saldo buon senso e cultura e passione molto forte, quindi rappresenti per me, la tua presenza rappresenta per me una specie di test di resistenza.
    Ma, ovviamente, ognuno che mi legge lo fa a suo rischio e pericolo, nel senso che rischia di perdere tempo e fatica e corre il pericolo di non trovare quello che cerca.
    Però, permettimi di dirlo, cara Lucia, per me sapere che c’è qualcuno, una specie di pubblico, una specie di gruppo di lettura, che segue quello che dico, che mi rivolge stima ed affetto, per me è davvero tanto!

    Un abbraccio sempre,
    Piero

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  12. Cara Patrizia,
    ma tu non devi inc….rti.
    A parte che, secondo me, in un testo, in ogni testo, in poesia, poi, in particolare, ci sono più livelli di interpretazione, questo, secondo me è un pò un’ovvietà.
    Un livello letterale, testuale, del detto/scritto è certo un primo livello per interpretare un testo poetico. E come potrebbe essere altrimenti? E, in questo senso “Che noia la poesia” (che io non conosco e non ho letto) mi sembra mi sembra faccia un pò la scoprta dell’acqua calda. Certo, il primo passo nella lettura di una poesia (o di un testo in generale) dovrebbe essere l’acquisizione del contenuto primario. E’ come nella lettura … di un dipinto, di un quadro.
    Ma subito dopo, o sotto, se preferisci, c’è dell’altro, molto altro.
    Vale per la Divina Commedia di Dante, che è stata letta in mille modi diversi, anche esoterici e scientifici, ma vale anche per qualsiasi altro testo. Nel piccolo, anche per il mio … groviglio.
    Chiavi psicologiche, sociologiche, politiche, metaforiche, metafisiche, psicanalitiche, e quante più ne hai più ne metti … si specano, a proposito di poeti e poesie. E testi e autori. E opere d’arte ed artisti.

    In questo senso, mi piace particolarmente, però, mettere alla prova il tuo testardo talento intellettuale: torno al paragone fra una poesia ed un dipinto, o meglio, fra “la poesia” ed “la pittura”.
    Lì, nella pittura, anche lì, si tratta di leggere il testo del dipinto, no? Penso alle opere di soggetto religioso, che narrano le storie dei santi et similia. C’è una chiave letterale, il fatto, i fatti, che devono, poi, diventare l’esempio per i seguaci: e qui si passa ad una estensione del senso della lettura (mi piacerebbe fare un esempio concreto, ma adesso mi allungherei troppo. Però in un post devo farlo: Caravaggio, “La chiamata di S. Matteo”, proprio quello di questo… groviglio qui. Ne devo dare la mia lettura. Ti stupirò, ne sono certo. Ho però in mente, qui, un altro aspetto).
    Fin qui, fra pittura e letteratura/poesia, il parallelo è molto stretto.
    Ma la pittura, poi, nel Novecento, ha fatto un salto, letteralmente un salto nel vuoto, o, se preferisci, un salto fuori dalla cornice.
    Con l’astrattismo, il piano della lettura letterale (odo suoni che si intrecciano) viene saltato a piè pari. Kandiskji, Mirò, Mondria, Rothko, eccetera, eccetera.
    Penso a Fontana, quello della tela intonsa squarciata…
    Per questi qual’è il senso letterale del dipinto?
    Certo, resta (ma mettiamolo pure con il punto di domanda) un’intepretazione da dare alle loro tele.
    Qui, a questo punto, la pittura spicca il salto e lascia indietro la scrittura.
    Certo, qualcosa mi viene in mente a proposito del teatro dell’assurdo, oppure con riferimento ad alcuni testi poetici o letterari … astratti, futuristi, surrealisti…
    Ma è evidente che le due strade qui si separano.
    Perchè la scrittura senza senso letterale cosa è?

    Tutto ciò non toglie che un piano/piani “ulteriori” di intepretazione di opere letterariesiano il sale della lettura.
    Senza il quale il lettore resterebbe come prigioniero e schiavo dello scrittore.
    E poi, aggiungo, il lettore – e qui il discorso si fa interessante, mi intriga molto di più – è lui che dà il senso ad un testo, il lettore. E’ lui che gli dà il senso vero, ultimo (non solo in senso cronologico). Perchè – è un altro principio/assunto delle teorie della comunicazione – è chiaro che il contenuto di un “messaggio” non è certo quello che si prefigge colui che lo … lancia, bensì, di fatto, ma concretamente, colui che lo recepisce. E sono, o possono essere, molto ma molto grandi le distanze fra l’uno e l’altro. Ci sono, lo sai certamente, casi di incomprensione, di equivoco, di paradosso determinati proprio da questa distanza.
    Ma se è vero questo, vuol dire che in un testo complesso, un testo letterario artistico, il … poeta, allora, potrebbe non essere colui che scrive, bensì colui che legge. Perchè è ben da quest’ultimo che dipende il raggiungimento dello stato poetico della comunicazione del messaggio.
    Non ti pare?

    C’è, infine, un ultimo aspetto, ancora più straordinario: finora non abbiamo parlato del mezzo di comunicazione.
    Per un’opera d’arte (ma non solo, anche per cose molto più banali) la scelta del mezzo di comunicazione è fondamentale: una foto, un avviso, un articolo, una poesia, un racconto, un romanzo, eccetera, possono avere lo stesso argomento e possono avere lo stesso scopo di … rendere edotto il fruitore del messaggio.
    … ma la scelta del mezzo non è neutrale!
    Un esempio sciocco e banale: penso ad un episodio in ufficio, un pò di tempo fa. Per mandare una lettera (io lavoro, lo sai, in un ufficio pubblico)… ai superiori gerarchici, tre destinatari, tre copie, ho un pò truccato … le regole del gioco.
    Al primo l’ho mandata via mail.
    Al secondo via posta interna (leggi camminatore, un giorno di viaggio).
    Al terzo, via posta ordinaria (tre giorni, in media)!
    Risultato raggiunto.
    Qualcuno si è inc…. ato.

    … Non so mica se ho seguito un filo logico. Forse no. Comunque mi sono perso…
    Insomma, che ci vuoi fare? Non ti inc…..are. Decidi tu. Sei tu che leggi. Puoi anche chiudere la pagina, se lo decidi, puoi gettare via il testo, puoi cancellarlo, modificarlo, chiuderlo in un cassetto, eccetera. Trasformando, di nuovo, un foglio scritto in una pagina vergine… e tu che hai la poesia nel cuore, puoi anche fare il contrario, trasformare in poesia un foglio bianco, perchè lo so, nel tuo cuore anche una pagina biianca può farsi poesia.

    Un bacio (un altro, ma non ti abituare, devo solo farmi perdonare la lunghezza delle cazzate 😉 e spero che tu mi perdonerai),
    Piero

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  13. Sono d’accordo con te quando dici che “il primo passo nella lettura di una poesia (o di un testo in generale) dovrebbe essere l’acquisizione del contenuto primario. Ma subito dopo, o sotto, se preferisci, c’è dell’altro, molto altro”
    Quella frase presa da un libro dà forse un’idea sbagliata se tolta dal contesto del discorso. Il fatto è, credo, che a volte si estremizza questa volontà di trovare necessariamente significati altri. La poesia è certamente anche questo ma credo non solo o sempre questo.
    Non necessariamente deve avere un significato nascosto, un messaggio custodito tra le sue pieghe, ma può anche solo voler esprimere con le parole, con delle immagini, col suono stesso delle parole usate, un’emozione. E quando è semplicemente questo, è come ascoltare una musica…l’ascoltiamo, sprofondiamo nei suoni, evochiamo immagini e stati d’animo ma il tutto avviene in modo istintivo, non ci chiediamo cosa significhi.
    Certo, poi c’è lo studioso che ti dirà che l’autore voleva esprimere questo o quello, contestualizza il tutto nel periodo storico, nelle esperienze e nella vita dell’autore. Va benissimo, ma se nel momento in cui io l’ascolto provo altro, è quello che conta…Lasciarsi andare alle proprie sensazioni,, ai propri pensieri, alle proprie immagini. Il che non significa che non serva conoscere quello che i critici o gli studiosi dicono ma non deve diventare un vincolo per la nostra sensibilità.
    Non so se sono riuscita a spiegare bene quello che volevo dire e da dilettante della poesia,quale sono, non so nemmeno se ciò che ho detto possa avere un qualche valore o se sono tutte castronerie…:-)
    Ti lascio, anche se probabilmente già la conosci, una poesia di Wislawa Szymborska che mi piace tanto e che non so perchè, mi è venuta in mente ora.

    Ad alcuni piace la poesia
    Ad alcuni –
    cioè non a tutti.
    E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
    Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
    e i poeti stessi,
    ce ne saranno forse due su mille.

    Piace –
    ma piace anche la pasta in brodo;
    piacciono i complimenti e il colore azzurro,
    piace una vecchia sciarpa,
    piace averla vinta,
    piace accarezzare un cane.

    La poesia –
    ma cos’è mai la poesia?
    Più d’una risposta incerta
    è stata già data in proposito.
    Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
    come alla salvezza di un corrimano.
    Un abbraccione
    (P.S. Mi piace un sacco conversare con te)

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  14. Grazie (e ricambio).
    Posso dirti, intanto, che avevo capito cosa intendevi dire con quella frase estrapolata dal libro.
    Io, comunque, d’accordo con te, penso che poi quello che conta è il messaggio che viene percepito.
    Per una poesia, in particolare, vale/vige un ulteriore spazio di libertà, nel senso che il lettore (come si dice) deve vibrare in assonanza con i versi, con la musica delle parole, con il suono della voce che legge la poesia.
    E’ una vibrazione, l’assonanza, che fa vibrare sulla stessa lunghezza d’onda, le parole del poeta e l’anima del lettore.
    Ma non scatta sempre e non scatta solo se il poeta è un grande poeta.
    Per scattare è necessario anche un grande lettore, uno che abbia l’anima, che sappia di averla e la sappia usare.
    E c’è un solo modo per saperla usare: farsi guidare da lei, con giudizio e perseveranza.

    Questo vuol dire, secondo me la Szymborska, quando si aggrappa a quel corrimano salvifico!

    Non conoscevo questa poesia, ma mi piace.
    E’ una poetessa che ho scoperto da poco.
    Porto in borsa il suo libro pubblicato dal Corriere, ma ancora non ho trovato il tempo di dedicargli il tempo che merita.

    Un abbraccio (che sennò ai baci ti abitui!),
    Piero

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