TORTURE

GENOVA 2001 - Photo by ANSA
GENOVA 2001 – Photo by ANSA

TORTURE

Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.

Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava
prima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.

Nulla è cambiato.
C’è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo
ne risponde
era, è
e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.

Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto però lo stesso,
il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.

Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l’anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è
e non trova riparo.

di Wislawa Szymborska

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LA STAMPA

6 pensieri riguardo “TORTURE

  1. Le poesie di Wislawa Szymborska riescono a darmi sempre i brividi.
    Questa ora più di altre perché questo dolore è così vicino da sentirlo quasi sulla pelle…
    Leggo dietro le parole il tuo pensiero che sento anche mio.
    Un abbraccio, Piero!
    Fausta

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    1. Mia cara Fausta,
      hai usato le parole giuste, perfette, questa poesia fa sentire il dolore sulla pelle, nella carne, dentro le ossa.
      Il pensiero mio, che è anche il tuo, lo so, e per questo ti considero come un’amica vera, è espresso benissimo da Wislawa. Perchè aggiungervi inutili parole?
      E’ così perfetto che pare di sentire il dolore delle tante vittime e dei tanti superstiti di mille modi diversi con cui lo Stato tortura – nel senso fisico, intendo, qui, reale, corporeo – cittadini indifesi.
      Non voglio dire che quei cittadini fossero (o siano stati) mammolette, stinchi di santi, o fiorellini, ma resto convinto che lo Stato non può usare tortura nei confronti di nessuno e per nessuna ragione.
      Un abbraccio,
      Piero

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  2. Pietro ti sono grato per questa proposta, è una poesia che tocca le corde dell’anima, le mie in particolare hanno vibrato fino a farne nascere una mia poesia.
    Un saluto riconoscente ed affettuoso
    Francesco

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    1. Caro Francesco,
      ho commentato da te la bella poesia, intensa e forte come il sentimento che sgorga dal tuo cuore.
      Io ho usato le parole di Wislawa Szymborska perchè sicuramente sono migliori di qualsiasi mio tentativo di dire.
      Ma resta quello che pensiamo e che crediamo, resta il desiderio, la speranza e anche la lotta, o almeno il tentativo, di conquistare un mondo migliore, un paese migliore!
      Un abbraccio,
      Piero

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  3. Wislawa…sempre lei, che sa cogliere il piccole e il quotidiano, l’etereo e i concreto, il bello e l’orrore. Questa poesia non la conoscevo. Mi ha colpito sai? Molto.
    I tempi cambiano, tutto cambia ma questo no…L”uomo rimane uguale nella sua fragilità, nel suo dolore, nel suo ruolo di oppresso ed oppressore, di vittima e carnefice. Entrambe fragilità, con diverso valore certo, ma pur sempre questo sono.
    Noi pensiamo che la tortura sia ormai prerogativa di paesi del terzo mondo. Le ultime che ricordiamo sono quelle della nostra storia recente o quelle delle dittature sudamericane. E invece la tortura ce l’abbiamo anche noi, qui in casa nostra, Che cosa sono le morti in carcere se non tortura, Che cosa sono i morti ammazzati per strada per eccesso di contenzione? Che cosa sono le sevizie subite per anni da una donna o da un bambino? Che cosa sono le violenze che subiscono gli animali da individui senz’anima o nei laboratori o negli allevamenti intensivi? Sì Amico mio, io ci metto anche loro nel conto, perchè anche loro hanno un corpo e soffrono.
    E’ assurdo che il nostro paese non contempli questo reato, sarebbe ora che ci si pensasse e ci si pensasse per difendere tutti. Umani e non, Sarebbe ora che ci si pensasse per difenderci da noi stessi.
    Un caro abbraccio

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    1. Carissima Patrizia,
      questa è una poesia straordinaria, fisica, rovente, dolorosa.
      Condivido tutto quello che hai detto, proprio tutto.
      La violenza, oggi, si è fatta fisica e morale, e quel che è peggio, si è liberata di ogni morale, viene esercitata in ogni luogo e al di fuori di ogni regola.
      Non bastano più le categorie, le ideologie, le fedi, a scatenare la violenza più cieca: erano, sono state, le sorgenti principali di fiumi di sangue.
      Adesso è dilagante dappertutto, in ogni luogo e in ogni forma.
      Ogni giorno… viene superato un limite che fino a ieri era considerato moralmente invalicabile.
      Non vi è più dignità per la vita (vita in generale, si, umana, animale o vegetale come giustamente dici tu): e, per ideologia hanno piegato anche questa espressione (dignità della vita) a fini di parte.
      Cosa ci rimane?
      Le parole di Wislawa.
      Crude.
      Dure.
      Torture lancinanti.
      Che ci richiedono il giudizio.
      Perchè non possiamo, non potremo, mai giustificarle.

      Un abbraccio,
      Piero

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