SENTINELLA

Viviamo, ora, nel silenzio, dietro le barriere, nascosti sotto le linee dei confini, al di qua dei limiti, pensando di essere protetti, di stare al sicuro.
E invece, non sappiamo cosa matura e cosa marcisce, dentro di noi.

Se aguzziamo bene i sensi, chissà, forse sentiamo il lieve fruscio che fa la vita, il suono del respiro, quello è facile da percepire, il battito del cuore, se ci concentriamo un pò, anche quello lo posssiamo sentire, e lo scorrere del sangue nelle vene, già quello è più difficile, ma ci aiuta il polso, o la tempia, se appena ci sfioriamo un poco più forte…

Vorremmo sentire il rumore che fa la vita, adesso che i rumori, fuori dalla finestra si sono attutiti, adesso che non si sentono più i clackson delle auto, le voci della strada, i camion, o gli autobus, e quella vibrazione sonora di sottofondo che adesso è sparita, svanita, evaporata…

Vorremmo sentire perchè le orecchie sono in agguato perenne, tese, ora più che mai, perchè dobbiamo difenderci, perchè siamo in pericolo, si, adesso.
Lo sappiamo, lo dice ogni minuto la tivvù, che, con il suo rumore amico, ci tendo l’agguato in ogni casa, in ogni stanza.
Lo dice la mamma al figlio, e il nonno alla nipotina, lo dice il giornalista, e il medico esperto di turno, o il politicante senza vergogna.

Siamo in pericolo.
E le orecchie fanno la sentinella.
Ogni istante.
Di giorno e anche di notte.
Soprattutto quando non sentiamo e non vediamo nulla, il pericolo è più letale.
Vibrano i nostri sensi, se ci facciamo caso.
Siamo diffidenti.
In attesa.
Sfiniti.
Impauriti.

Vogliamo sentire, perchè dove gli occhi non riescono a vedere, il pericolo è più subdolo, odiosamente recondito.
Vigliaccamente dissimulato.
Sotto la normalità delle nostre cose comuni, sopra o dietro, o dentro…
Si, proprio.
Dentro.
Si, proprio, dentro, dentro, dove diventa invisibile, dove si può nascondere, dove può far finta di essere sparito.
Dentro.
Là, anche dentro noi stessi.

E vorremmo sentirlo, il rumore che fa la vita, la nostra stessa vita, il nostro esistere, il nostro esserci, qui, adesso, sentirlo in questo momento, sentire come stiamo cambiando, come si nutre di noi la massa microbica che ci abita, noi, continente sterminato, vorremmo sentire la flora batterica che si accresce, e sentire come si consuma e, sentire, dopo che si è nutrita di noi, dentro di noi, sentire anche come muore, e, sentire, quindi, come ci nutre, pure, di noi stessi. Perfino…

E vorremmo sentire tutto questo perchè siamo spaventati, e vorremmo sentirci rassicurati.
Vorremmo combattere e lottare.
E invece non vediamo niente.
E non sentiamo niente.
E allora dobbiamo stare vigili, pronti, all’erta…
Vorremmo essere avvisati.
Vogliamo sentire arrivare il nemico.
Sentire che arriva il male.
La malattia.
Il virus…

E come mi sembrano terribili, questi rumori invisibili.
Come mi sembrano spaventose queste urla che si sprigionano, adesso, dentro di me, da quegli affamati eserciti in lotta.
Sento il grido acuto, e l’ultimo sospiro del batterio che, lanciato all’assalto, alla fine muore, sconfitto, dalla chimica guerra che si svolge dento di me.
Il lubrico riso degli assedianti che, dopo giorni, o forse, mesi, o anni, si trova senza rifornimenti e deve scappare via quando sopraggiungono i rinforzi che bevo come medicina alleata…

Mi sembrano suoni di una guerra silenziosa.
Io, che sono diventato un campo di battaglia.
Una repubblica sotto attacco.
E, in silenzio, sto, teso, ogni istante, per sentire l’arrivo del virus assassino.
Il temibile killer.
Contro il quale non posso che starmene inerte, indifeso, solo.
Come la sentinella di notte.
Nel buio.

2 pensieri riguardo “SENTINELLA

  1. Qualche minuto fa ero sul balcone, guardavo il giardino e quel che dovrei fare e che farò, guardavo anche, al di là del muro e della siepe, il mio vicino in difficoltà per l’innaffiatoio rotto. Il nuovo virus, quello della separazione, s’infrange, il fare qualcosa per chi sta oltre la siepe e il muro colma il vuoto.

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