L’OCCHIO

DIPINTO RUPESTRE – VALCAMONICA (autore sconosciuto, c.a. 10.000 a.c.)

L’occhio è la fonte da cui scaturisce la bellezza, lacrima ardente di un cuore benevolo che batte, impavido, i rintocchi della vita.

Ora, a festa,  impazziti, i rulli dei timpani scandiscono ritmi d’amore, frenesie di gioia, palpiti acuti di desiderio violento.

Ora, invece, nell’oscura profondità delle tenebre, il battito si attenua, come per dare spazio al silenzio ma, indeciso, quello, esitante, ogni tanto ritorna, lugubremente ossessivo, sui suoi passi, senza mai osare l’ultimo decisivo momento.

Sono segnali di vita, che attraversano gli sconfinati universi della reale esistenza.

Radiazioni di fondo del cosmo infinito racchiuso nella caverna d’un uomo.

Nel fondo di quell’inconoscibile antro dell’animo, sempre, si apre la ferita di un occhio.

Un oculo stregato, frutto di un incantesimo, dell’arcana magia che trasforma l’inerte materia in spirito vivo, la cedevole carne in roccia di vita, la luce abbagliante in forme rotonde, lo sguardo mutevole in estasiata bellezza.

Al centro di quella caverna che sprofonda nel cuore del mondo dove la vastità dell’intero creato si tramuta in una trasognata placenta, si sprofonda nel vuoto di un pozzo infinito.

E’ il cordone che porta il nutrimento alla luce, il cunicolo attraverso cui soffia l’aria che consente al cuore di respirare, l’arteria che irrora di vita l’intera cavità.

L’occhio, in linea diretta con l’asse del pozzo, beve quella linfa che vitalizza la materia, fino ad allora inerte gravame, che pesa tutt’attorno, come una cupa responsabilità.

Un incerto destino.

Finalità indefinita dell’uomo.

L’energia che attraversa quel canale connette la vita del più alto dei cieli con le profondità sfinite dell’inconoscibile abisso.

E’ l’energia vivificante della creazione.

L’energia che accende la luce, fa ardere il fuoco, balena nel lampo, nutre le stelle.

E’ energia che pervade e penetra, possiede e feconda.

Da quel grembo universale prendono vita, dall’informe, le cose, dall’ignoto, i nomi che danno vita alla vita, dall’indistinto, la forma perfetta del pensiero che muove l’intero universo…

… e da quello, nasce il peccato…

E’ la conoscenza, il peccato!

Quell’occhio è conoscenza.

E’ la conoscenza che porta la vita…

… la magia anima l’inanimato e la forza tiene in moto gli astri nella rotondità delle orbite…

…la maledizione genera la morte e…

… la fede, da quella, fa scaturire la vita …

… infine, ora, il contagio ha infettato l’intero universo.

E’ quell’occhio, il peccaminoso opercolo da cui penetra nel corpo la conoscenza, che si pasce della lussuria della bellezza, fatta emergere dalle acque primordiali con l’atto generativo dell’amore.

Con il suo movimento continuo, lo sguardo punta sul seno di un fiore, si perde fra i dolci colli dell’amore, s’insinua nel grembo della natura, si fa seme e ingravida la terra e, da quella,  a milioni, a miliardi,, nascono steli e e foglie e rami e braccia e cosce e cuori… tutto nel breve ciclo di una vita, che va dall’orgoglioso sboccio primaverile, all’impotente decadenza d’autunno.

Ma, dopo, è dopo, durante la stagione opaca di brume, che l’inverno si dona alla terra sotto un cielo stellato di brine.

E nascosto dalla gelida coltre dell’eterno riposo, per mesi, cova e  matura il frutto d’amore.

E’ sotto quell’impassibile sguardo cieco dell’occhio, d’inverno, che si compie davvero il miracolo.

E’ allora, in quella lunga stagione delle infinite ore del buio, che germoglia, brillante, il nuovo raggio di luce.

6 pensieri riguardo “L’OCCHIO

  1. Sarebbe bellissimo se tutti gli occhi vedessero le cose come tu le racconti, se trasformassero in conoscenza, magia, energia, linfa vitale, tutte le immagini che catturano, purtroppo spesso gli occhi sono insensibili, meccanici, ciechi, freddi sensori.
    L’abbraccio di sempre.

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  2. In questo tuo racconto ritrovo tutti i temi che sempre accompagnano i tuoi scritti: la coscienza umana che rende l’uomo vivo nel senso più ampio e profondo del termine, l’alternarsi del buio e della luce, del rumore vitale e del silenzio, elementi che accompagnano tutta la nostra vita individuale e che si fanno universali, proprio perchè tutti siamo uomini. Tutti siamo fatti nello stesso modo e tutti abbiamo momenti di follia gioiosa e di silenzio.
    La conoscenza credo possa essere considerata la cellula in più che ci rende consapevoli di quello che siamo e ci permette di seguire una delle due vie a disposizione. Potremmo chiamarle la via del bene e la via del male (altro tema a te molto caro, giusto?) La conoscenza di per sè non segue nè una nell’altra, siamo noi che la indirizziamo e la utilizziamo in un modo o nell’altro.
    Mi piace anche il parallelismo che hai fatto tra la natura, il ciclo delle stagioni e la vita di ognuno di noi. Sotto la terra, nel buio e nel silenzio, in realtà c’è tutto un lavorio preparatorio che sfocierà in nuova vita. E’ già vita quella, ma non visibile agli occhi, non ancora…ma questo non significa che non esista…
    Un abbraccio

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  3. Cara Paoletta,
    vedi, alle volte riesco a trovare qualche immagine più originale…sai, questa volta sono andato al giardino delle fate… in quell’orto meraviglioso che sta sopra l’Aventino…
    lì è tutto magico…

    Un abbraccio,
    Piero

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  4. Cava Vera,
    che piacere ritrovarti su queste pagine.
    Spesso l’indifferenza acceca i cuori e spegne gli sguardi.
    Certo, capita troppe volte.
    Ma quello che io racconto è ciò normalmente avviene tra occhio, cuore e cervello… non c’è un chiave di lettura molto sociale in questo scritto… solo che, secondo me, la vita è qualcosa di più complesso di come spesso si descrive… parlarne, descriverne alcuni aspetti meno … scontati è una presa di coscienza (per me, intendo, ovviamente), una scoperta… e le scoperte sono la fonte della meraviglia, che è il sentimento che ogni bimbo prova dinanzi alle conquiste inattese….
    ecco, io come un bimbo, penso che l’occhio abbia questi poteri…

    … sono irrecuperabile, non preoccuparti, ormai, questo lo so.
    Un abbraccio,
    Piero

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  5. Cara Patrizia,
    mi piace l’espressione “la conoscenza può essere considerata la cellula in più che ci rende consapevoli…”
    Io direi la coscienza, tu la chiami conoscenza, le due cose sono abbastanza vicine… la conoscenza di sè è la coscienza, credo, no?
    E gli esseri umani impiegano questa conoscenza – o questa coscienza – come meglio credono, per il bene e per il male, evolvendo la specie dallo stadio animale a quello… beh, non saprei definirlo… verso dove ci stiamo evolvendo?

    Il centro della frase che ho scritto sopra sta in quella congiunzione che unisce il bene ed il male.
    Ci ho pensato su un attimo, prima di scriverla, senza quasi neanche accorgermene…
    usare la congiunzione “e”, coordinativa (si chiama così?) oppure una “o” (avversativa?).
    E’ grande la differenza: nel secondo caso, le strade del bene e del male si pongono in alternativa l’una rispetto all’altra.
    Nel primo caso, quello che poi, in definitiva ho scelto, le due strade, il bene ed il male, sono, sempre, tutte e due, percorribili…
    Per un uomo (l’uomo in generale), sono sempre aperte le due vie.
    E a maggior ragione per l’umanità intera le due vie restano perennemente aperte…

    Si, questo tema mi sembra importante.
    Siamo assillati da un modo di pensare univoco, lineare, deterministico … il bene ce l’ho io, il male sei tu… uno sta di qua, l’altro di là…ci si ammazza per questo, da sempre, con accanimento sempre crescente, fino a sfiorare, ormai, la distruzione totale del pianeta…
    Se invece fossimo più realistici, più concreti, più veri, e ci prendessimo la responsabilità delle nostre azioni, sapendo che possiamo sempre scegliere fra una strada e l’altra, fra il bene ed il male, forse il mondo sarebbe migliore… chissà… forse anche no…
    Certo, però, che sono molte le istituzioni che si propongono come uniche detentrici della verità assoluta, del bene, del destino… non credo siano sempre nel giusto… e non credo, anche, che siano sempre in buona fede…

    Si, essere vivi, vuol dire anche questo, e anche tanto e tanto altro…
    … mi piacerebbe scrivere di tutta la vita, ma io posso soltanto tracciare qualche schizzo di questo disegno intricato e pazzesco…
    di questo mi accontento, anzi, mi ritengo già molto fortunato!

    Un abbraccione,
    Piero

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