NASCITA DELLA VITA

Quando gli uomini ancora non erano, già erano tutte le cose, ma erano caos.
Era solo un unico spazio immenso, sconfinato, l’innominato mare del nulla.
C’erano già anche le stelle, in cielo, e le luminose comete. Ed i pianeti.
La Terra, forse, cominciava a formarsi. E consumati erano, già, invecchiati,
forse, morti, oramai, immaginari astri fantastici, finiti, in cenere sparsi.
Paradisi mai visti, forse, che non ebbero abbastanza fortuna, fato, destino.
O religione, o storia a cantarne le mirabili viste. No, mai occhio li vide,
nè alcuna mente divina. Paradisi perduti. E il creato, per l’uomini ancora
a venire, non era ancora stato creato. E invero non erano mondi quei mondi
ancora mai visti dagli occhi della mente degli uomini. Cieli non erano cieli.
Nè pianeti i pianeti. Non v’erano orbite, ellissi, cerchi, moti e stagioni.
Il tempo era fermo. Il minuto primo, imperturbabile, guardava tutto distratto.
Le forme forme non eran. Nè volumi i volumi, o masse le masse. Ancora non era
l’era dell’uomo. Nulla, allora, er’ancora vivente nell’alto cerchio del mondo.
Fermo, indifferente, l’immoto orologio universale del tempo ancora non s’era avviato.
Le fredde masse rocciose rotanti nel buio rotar della cosmica notte infinita
erano fredde senza ancora saper d’essere fredde. Desideravan forse
d’esser scaldate dall’amor dei cosmici raggi di lontane stelle prive di nome?
Chi mai poteva saperlo se nessuno ancora s’era mai posto domande? Era il caos.

Andavan le cose sfinite nel mar della notte sfinita. Rotavan. Cozzavan. Cocevan.
Raggi, e onde oscillavan. I cristalli vibravan. Frazioni, proporzioni, e numeri,
poi, s’offrivano invano. Tonde misure. Seni. Coseni. Vano seme di vita pensante.
Seminato nell’inane disseminazione. Ingravido ancora. Sterile limo, fango, secca
polvere inerte. Sabbia. Granaglia d’un cosmo bastardo, zoppo, informe, deforme.
Mostruosa inesistente materiale esistenza. Eco, forse, d’una presuntuosa solinga
inesistenza divina. E andavan così le futili cose, nel segreto d’ogn’ora ignorata.
Ma qualcosa, d’un tratto, da qualche parte dovette andar storta. La chimica, forse,
ancora mai scritta dovette dare di vomito. E allora, forse un granello di polvere
infetta in malattia si rivolse, schifosa. Ecco, il primo vagito di vita dovette esser
così ributtante. Qualcosa di rivoltante rivolta contro quell’inerte nulla inesistente.
Una vera rivoluzione. Un silenzioso scoppio, una reazione invisibile. Una venefica
contaminazione. Un fiero vibrione. Un batterio inconsistente. La vita. Una goccia
di malattia dello sterile nulla. Una muffa iridescente. Una purulenta violenta eruzione.
Una puzzolente infezione dell’innocenza. Una dolorosa ferita nel corpo informe
del primordiale vuoto ancestrale. Una luce, nel buio, accecante. Un grido, nel silenzio,
terrificante. Ed ecco l’uomo nacque dalla perfezione finita secoli dopo.
Quando le cellule avevan mangiato altre cellule. E impure sodomite
nozze di vita s’eran compiaciute d’avere piacere e di dar vita ad altre vite…

 

3 pensieri riguardo “NASCITA DELLA VITA

  1. Siamo ancora nel caos
    Questa cosa che noi chiamiamo vita, racchiusa dentro un piccolo, insignificante pianeta non ancora riesce a darci una risposta tra molte tante domande

    Piaciuta davvero tanto, carissimos
    Ti auguro una buona serata di San Valentino ❤
    Mistral

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