SENZA PAROLE

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Eternit, via al processo
La sentenza nel 2011

La fabbrica dell’Eternit

INFOGRAFICA Processo Eternit – L’organizzazione delle aule
DOMANDE & RISPOSTE L’amianto killer, perché la tragedia dell’Eternit? A CURA DI SILVANA MOSSANO
Due imputati contro tutti
La battaglia comincia con tremila parti civili
La battaglia comincia con tremila parti civili
Eternit, è iniziato il processo Gli imputati non ci sono
Morti di amianto In aula una strage lunga 40 anni

MULTIMEDIA

VIDEOEternit, a Torino il processo per le vittime

Un collegio internazionale per le migliaia di parti civili

GRAZIA LONGO

TORINO

Un processo storico. La Spoon River dell’amianto. La multinazionale delle vittime. Il primo in Europa con un collegio legale internazionale. Tutte vere le definizioni per il maxi dibattimento che si apre stamattina contro i due responsabili della multinazionale Eternit: 2 mila persone attese al Tribunale di Torino, quasi 3 mila vittime, oltre 4 mila parti civili, la richiesta di 5 miliardi di risarcimento.

Il miliardario svizzero Stephan Schmidhaeny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne sono accusati delle morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Rischiano entrambi fino a 13 anni per l’accusa di disastro ambientale doloso e fino a 10 per quella dell’inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza. «Un processo è giusto quando si svolge in tempi ragionevoli» sottolinea il procuratore vicario Raffaele Guariniello, che ha condotto le indagini assieme ai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace.

I tempi ipotizzati per la sentenza si aggirano intorno a 18 mesi. Oggi intanto si parte con la costituzione delle parti civili. Una folla. La stima è tra i 4 mila e 4 mila e 500: 700 hanno già raggiunto un accordo – per un totale di quasi 20 milioni di euro – con lo svizzero Schmidhaeny, ma non con il belga De Cartier De Marchienne, al quale quindi chiederanno conto in aula. A rappresentare le parti civili ci sarà un collegio legale internazionale: è la prima volta che accade in Europa in una causa per danni ambientali. Lo scopo è quello di dimostrare, attraverso le informazioni e i documenti a disposizione di ogni legale nel proprio paese, che la politica sulla sicurezza e sulla salute dell’Eternit apparteneva ad un’unica regia.

Questo il filo conduttore seguito dal pool di Guariniello a partire dal 2004, dopo la scoperta del legame tra la morte di un operaio residente in provincia di Torino, ad Orbassano, ma per anni impegnato a lavorare l’amianto in uno stabilimento Eternit in Svizzera. La ricerca e il monitoraggio di chi si è ammalato o è morto per essere stato a contatto dell’amianto. Sul posto di lavoro, ma non solo perché la polvere ha raggiunto spesso anche chi non era dipendente Eternit. Basti pensare che per il solo inquinamento relativo a Casale Monferrato il ministero dell’Ambiente, che ha individuato l’area interessata direttamente dall’inquinamento di amianto, ha dovuto perimetrare 738,95 chilometri quadrati ricadenti nei territori di ben 48 comuni. Si tratta di territori interessati non solo dalla massiccia presenza di materiali in eternit, ma anche dalla diffusione degli scarichi della sua lavorazione.

Una storia senza fine. C’è chi continua ad ammalarsi di mesotelioma o di asbestosi. C’è chi continua a morire. Tant’è vero che quello di stamani non sarà l’unico processo contro la multinazionale Eternit. In questi stessi giorni, infatti, proseguono le indagini preliminari di quello che può essere definito il caso Eternit bis: riguarda le vittime dopo il febbraio 2008. Quelle accertate sono già 427: 257 morti, 170 malati. Ma è molto probabile che l’udienza preliminare dell’Eternit bis non si svolga prima che il dibattimento attuale sia a buon punto. La corte sarà presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore e dai giudici a latere Fabrizia Pironti e Alessandro Santangelo.

Tra le parti civili anche vari enti pubblici (come le Regioni Piemonte, Emilia e Campania), comitati e onlus di ogni parte d’Italia e sindacati. La Cgil ha organizzato un presidio davanti al Palagiustizia. «Vogliamo lanciare un monito – ribadisce Vincenzo Scudiere, segretario piemontese della Cgil – a chi pensa che salute e sicurezza sia le ultime cose a cui si pensa quando si deve produrre». Non a caso stamattina si svolgerà un corteo in ricordo dei 7 operai bruciati vivi, 2 anni fa, alla Thyssenkrupp. Tra i testimoni ammessi dal tribunale c’è anche Romano Prodi. L’avvocato di alcune vittime Eternit Ezio Bonanni, che ne ha chiesto la presenza annuncia: «Gli faremo delle domande anche in ordine all’indulto, che è una misura premiale di cui quegli imputati possono beneficiare».

Berta filava e filava la lana,
la lana e l’amianto
del vestito del santo che andava sul rogo
e mentre bruciava
urlava e piangeva e la gente diceva:
‘Anvedi che santo vestito d’amianto’
E Berta filava e filava con Mario
e filava con Gino
e nasceva il bambino che non era di Mario
che non era di Gino
E Berta filava, filava a dritto,
e filava di lato
e filava, filava e filava la lana
E filava, filava E filava, filava E filava, filava
E filava, filava E filava, filava
E Berta filava, e Berta filava e filava la lana,
filava l’amianto del vestito del santo che andava sul rogo
e mentre bruciava urlava e piangeva e la gente diceva: ‘Anvedi che santo
vestito d’amianto’ E Berta filava, filava con Mario, filava con Gino
e nasceva il bambino che urlava e piangeva
e la gente diceva: ‘Anvedi che santo’
E filava, filava E filava, filava E filava, filava
E filava, filava E filava, filava
E Berta filava, e Berta filava, filava con Gino,
filava il bambino cullava cullava, filava l’amianto
e Berta filava

A FLOBERT

Testo inserito da Anna

Autore: ‘E ZEZIPeriodo: 1976

Viernarì unnice aprile
‘a Sant’Anastasia
nu tratto nu rumore
sentiett’ ‘e ch’ paura.

Je ascevo ‘a faticà
manc’a forza ‘e cammenà
p’à via addumandà
sta botta che sarrà.

‘A Massaria ‘e Rumano
na fabbrica è scuppiata
e ‘a ggente ca fujeva
e ll’ate ca chiagneva.

Chi jeva e chi turnava
p’à paura e ll’ati botte
ma arrivato nnanz’ ‘o canciello
maronn’ e ch’ maciello!

Din’t vuliette trasì
me sentiette ‘ e svenì
‘nterr’ na capa steva
e ‘o cuorpo n’ ‘o teneva.

Cammino e ch’ tristezza
m’avoto e ncopp’ ‘a rezza
dduje pover’ operaje
cu ‘e carne tutt’abbruciat’.

Quann’ arrivano ‘e pariente
‘e chilli puverielle
chiagnevano disperati
pè ‘lloro figlie perdute.

«’O figlio mio addò stà
aiutateme a cercà
facitelo pè pietà
pè fforza ccà adda stà».

«Signò nun alluccate
ca forse s’è salvato»
e ‘a mamma se và avvutà
sott’ ‘a terra ‘ o vede piglià.
Sò state duricie ‘ e muorte
p’è famiglie e ch’ scunfuorto
ma uno nun s’è trovato
povera mamma scunzulata.

Sò arrivat’ ‘e tavule
e ‘a chiesa simmo jute
p’ò l’urdemo saluto
p’e cumpagne sfurtunate.

P’e mmane nuje pigliammo
tutti sti telegrammi
sò lettere ‘e condoglianze
mannate pè crianza.

Atterrà l’ajmm’ accumpagnat’
cu arraggiar’a ‘ncuorpo
e ‘ncopp’ ‘a chisti muort’
giurammo ll’ata pavà…

E chi và ‘a faticà
pur’ ‘a morte addà affruntà
murimm’ ‘a uno ‘a uno
p’e colpa ‘e ‘sti padrune.

A chi ajmma aspettà
sti padrune a’ cundannà
ca ce fanno faticà
cu ‘o pericolo ‘e schiattà.

Sta ggente senza core
cu ‘a bandiera tricolore
cerca d’arriparà
tutt’ ‘e sbagli ca fà.

Ma vuje nun’ò sapite
qual’è ‘o dolore nuosto
cummigliate cu ‘o tricolore
sti durici lavoratori.

Ma nuje l’ajmm’ capito
cagnamm’ sti culuri
pigliammo a sti padrune
e mannammel’ ‘affanculo.

E cu ‘a disperazion’
sti fascisti e sti padrune
facimmo un ‘ muntone
nu grand’ fucarone.

Cert’ chisto è ‘o mumento
e ‘o mumento ‘e cagnà
e ‘a guida nostra è grossa
è ‘a bandiera rossa.

Compagni pè luttà
nun s’adda avè pietà
me chesta è ‘a verità
‘o comunismo è ‘a libertà

Venerdì 11 aprile
a Sant’Anastasia
un tratto sentii un rumore
e che paura!
Io uscivo dal lavoro
non avevo neanche la forza di camminare
per la strada domandavo;
questa botta, che sara?

Alla Masseria di Romano
una fabbrica è scoppiata,
tanta gente fuggiva
e altra che piangeva

Chi andava e chi tornava
per paura di altre botte
ma arrivato dinanzi il cancello…
Madonna e che macello!

Volli entrare dentro,
mi sentii di svenire
per terra c’era una testa
e il corpo non lo teneva

Cammino, e che tristezza
mi giro e sopra una rete
due poveri operai
con le carni tutte bruciate

Quando arrivano i parenti
di quei poveretti
piangevano disperati
per i loro figli perduti

” Mio figlio dove sta?
aiutatemi a cercarlo
fatelo per pietà
per forza qui deve stare”

“Signora, non strillate
che forse si è salvato”
e la mamma si gira
e lo vede prendere da sotto
terra.

Sono stati 12 morti,
che sconforto per le famiglie,
ma uno non si è trovato
povera mamma sconsolata!

Sono arrivate le bare,
e siamo andati in chiesa
per l’ultimo saluto
per i compagni sfortunati

Abbiamo preso tra le mani
tutti questi telegrammi
sono lettere di condoglianze
mandate per educazione

Li abbiamo accompagnati a sotterrare
con la rabbia in corpo
e sopra questi morti
giurammo, la devono pagare!

E chi va a lavorare
pure la morte deve affrontare
moriamo a uno a uno
per colpa di questi padroni

A chi dobbiamo aspettare
per condannare questi padroni
che ci fanno lavorare
col pericolo di scoppiare

Questa gente senza cuore
con la bandiera tricolore
cerca di riparare
tutti gli sbagli che fa

Ma voi non lo sapete
qual’è il dolore nostro,
coprite col tricolore
questi 12 lavoratori

Ma noi l’abbiamo capito
cambiamo questi colori
prendiamo questi padroni
e mandiamoli a “ffanculo”

E con la disperazione
questi fascisti e questi padroni
facciamone un mucchio,
un grande fuoco

Certo, questo è il momento
il momento di cambiare
e la guida nostra è grossa
è la bandiera rossa

Compagni, per lottare
non bisogna avere pietà
ma questa è la verità:
il comunismo è la libertà

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