PRIMAVERA

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Tenuto conto che oggi è il giorno in cui tradizionalmente ha inizio la primavera, ho pensato di fare un post dedicato a questa stagione meravigliosa.
O meglio, un post speciale, di poesia.
Perchè primavera, forse, vuol dire davvero poesia.
Certo, forse non dal punto di vista etimologico, ma dal punto di vista… logico si!
Almeno nel senso che la primavera è la fonte di ispirazione degli artisti più prodigiosa che si possa immaginare.

Prima di andare avanti, comunque, parlando di arte, anzi di poesia, voglio fare omaggio anche ad Alda Merini, che nell’odierno doodle di google oggi sarebbe il suo 85^ compleanno.
Auguri, quindi, cara Alda.
E proprio con i suoi versi dedicati alla primavera voglio cominciare.

Sono nata il 21 a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(da “Vuoto d’amore”)

La più famosa delle primavere, forse, è quella dell’immagine che illustra questo post.
La primavera del grande maestro Sandro Botticelli.
Uno dei miei pittori preferiti.
Dinanzi ai suoi quadri, nella stanza degli Uffizi di Firenze, dove sono la Primavera e la Venere nascente, si cade in estasi.
Non credo esista al mondo un luogo più carico di bellezza, di arte, di desiderio.
E quindi, un pò dei versi che, in quel Rinascimento fiorentino delle meraviglie, con le rime di Agnolo Poliziano, fecero da sfondo culturale, da… colonna sonora, al grande maestro mentre dipingeva.
Come una grande radio libera… ma libera veramente…

da: LE STANZE (poema che descrive in versi ciò che il dipinto botticelliano illustra coi colori):

Or canta meco un po’ del dolce regno,
Erato bella, che ’l nome hai d’amore;
tu sola, benché casta, puoi nel regno
secura entrar di Venere e d’Amore;
tu de’ versi amorosi hai sola il regno,
teco sovente a cantar viensi Amore;
e, posta giù dagli omer la faretra,
tenta le corde di tua bella cetra.

Vagheggia Cipri un dilettoso monte,
che del gran Nilo e sette corni vede
e ’l primo rosseggiar dell’orizonte,
ove poggiar non lice al mortal piede.
Nel giogo un verde colle alza la fronte,
sotto esso aprico un lieto pratel siede,
u’ scherzando tra’ fior lascive aurette
fan dolcemente tremolar l’erbette.

Corona un muro d’or l’estreme sponde
con valle ombrosa di schietti arbuscelli,
ove in su’ rami fra novelle fronde
cantano i loro amor soavi augelli.
Sentesi un grato mormorio dell’onde,
che fan duo freschi e lucidi ruscelli,
versando dolce con amar liquore,
ove arma l’oro de’ suoi strali Amore.

Né mai le chiome del giardino eterno
tenera brina o fresca neve imbianca;
ivi non osa entrar ghiacciato verno,
non vento o l’erbe o li arbuscelli stanca;
ivi non volgon gli anni il lor quaderno,
ma lieta Primavera mai non manca,
ch’e suoi crin biondi e crespi all’aura spiega,
e mille fiori in ghirlandetta lega.

Lungo le rive e frati di Cupido,
che solo uson ferir la plebe ignota,
con alte voci e fanciullesco grido
aguzzon lor saette ad una cota.
Piacere e Insidia, posati in sul lido,
volgono il perno alla sanguigna rota,
e ’l fallace Sperar col van Disio
spargon nel sasso l’acqua del bel rio.

Dolce Paura e timido Diletto,
dolce Ire e dolce Pace insieme vanno;
le Lacrime si lavon tutto il petto
e ’l fiumicello amaro crescer fanno;
Pallore smorto e paventoso Affetto
con Magreza si duole e con Affanno;
vigil Sospetto ogni sentiero spia,
Letizia balla in mezo della via.

Voluttà con Belleza si gavazza,
va fuggendo il Contento e siede Angoscia,
el ceco Errore or qua or là svolazza,
percuotesi il Furor con man la coscia;
la Penitenzia misera stramazza,
che del passato error s’è accorta poscia,
nel sangue Crudeltà lieta si ficca,
e la Desperazion se stessa impicca.

Tacito Inganno e simulato Riso
con Cenni astuti messaggier de’ cori,
e fissi Sguardi, con pietoso viso,
tendon lacciuoli a Gioventù tra’ fiori.
Stassi, col volto in sulla palma assiso,
el Pianto in compagnia de’ suo’ Dolori;
e quinci e quindi vola sanza modo
Licenzia non ristretta in alcun nodo.

Con tal milizia e tuoi figli accompagna
Venere bella, madre delli Amori.
Zefiro il prato di rugiada bagna,
spargendolo di mille vaghi odori:
ovunque vola, veste la campagna
di rose, gigli, violette e fiori;
l’erba di sue belleze ha maraviglia:
bianca, cilestra, pallida e vermiglia.

Trema la mammoletta verginella
con occhi bassi, onesta e vergognosa;
ma vie più lieta, più ridente e bella,
ardisce aprire il seno al sol la rosa:
questa di verde gemma s’incappella,
quella si mostra allo sportel vezosa,
l’altra, che ’n dolce foco ardea pur ora,
languida cade e ’l bel pratello infiora.

L’alba nutrica d’amoroso nembo
gialle, sanguigne e candide viole;
descritto ha ’l suo dolor Iacinto in grembo,
Narcisso al rio si specchia come suole;
in bianca vesta con purpureo lembo
si gira Clizia palidetta al sole;
Adon rinfresca a Venere il suo pianto,
tre lingue mostra Croco, e ride Acanto.

80Mai rivestì di tante gemme l’erba
la novella stagion che ’l mondo aviva.
Sovresso il verde colle alza superba
l’ombrosa chioma u’ el sol mai non arriva;
e sotto vel di spessi rami serba
fresca e gelata una fontana viva,
con sì pura, tranquilla e chiara vena,
che gli occhi non offesi al fondo mena.

L’acqua da viva pomice zampilla,
che con suo arco il bel monte sospende;
e, per fiorito solco indi tranquilla
pingendo ogni sua orma, al fonte scende:
dalle cui labra un grato umor distilla,
che ’l premio di lor ombre alli arbor rende;
ciascun si pasce a mensa non avara,
e par che l’un dell’altro cresca a gara.

(qui il link dell’intero poema)

Poi, un salto ancora più indietro, all’età dei poeti alti, di Dante, alle origini, o quasi, della lingua italiana.
Dove, o quando, i sentimenti umani, eterni e immutabili, erano però resi con la sensibilità di parole ancora verdi, acerbe, incerte, eppure già cariche di profumata sensualità:

Fresca rosa novella
di Guido Cavalcanti

Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
vostro fin presio io mando – a la verdura.

Lo vostro presio fino
in giò si rinovelli
da grandi e da zitelli
per ciascuno camino;
e cantin[n]e gli auselli
ciascuno in suo latino
da sera e da matino
su li verdi arbuscelli.
Tutto lo mondo canti,
po’ che lo tempo vène,
si come si convene,
vostr’altezza presiata:
ché siete angelicata – crïatura.

Angelica sembranza
in voi, donna, riposa:
Dio, quanto aventurosa
fue la mia disïanza!
Vostra cera gioiosa,
poi che passa e avanza
natura e costumanza,
ben è mirabil cosa.
Fra lor le donne dea
vi chiaman, come sète;
tanto adorna parete,
ch’eo non saccio contare;
e chi poria pensare – oltra natura?

Oltra natura umana
vostra fina piasenza
fece Dio, per essenza
che voi foste sovrana:
per che vostra parvenza
ver’ me non sia luntana;
or non mi sia villana
la dolce provedenza!
E se vi pare oltraggio
ch’ad amarvi sia dato,
non sia da voi blasmato:
ché solo Amor mi sforza,
contra cui non val forza – né misura.

Saltiamo, ora, al di là del mare, oltre l’oceano, spinti dai zefiri e dalle brezze boreali.
Atterriamo in vista delle cime innevate delle Ande, dalle quali, forse, Neruda prese la freschezza della sua poesia.

Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c’è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.

E perchè, se di primavera si parla, non dir di Pascoli?
Già nel nome s’annuncia un verde presentimento di profumate arie.
E allora, ecco la sua :

PRIMAVERA

Primavera, entro le botti
già canticchia il vin fremente;
tornan già gli augelli dotti
da le scuole d’orïente.

A le Naiadi il torrente
or sussurra odi e strambotti
che imparò là su l’algente
Alpe in grembo a l’alte notti.

Là su gli alberi pensosa
chiedi forse, o Luna, ai venti
una strofe faticosa?

Anch’io penso uno stornello!
come son gli abbracciamenti,
sono i baci il ritornello.

Anche Rilke, il grande poeta apolide-praghese, con i suoi versi ci ha regalato profumi di eterno e di primavera.

ANNUNZIO DI PRIMAVERA

S’è sciolto il gelo.
Un’ansia soccorrevole si stende
sui grigi campi ignudi,
all’improvviso.
I ruscelletti mutano la voce.
Labili tenerezze
trascorron, giù dall’etere, la terra.
Vanno i sentieri, lieti d’apparire:
vanno lontano.
E per l’albero spoglio, ecco,
d’incanto,
tu vedi – espressa – un’anima
salire.

UN VENTO DI PRIMAVERA

Con questo vento viene destino; lascia,
lascia che venga tutto ciò che preme, cieco,
di cui noi arderemo -; tutto questo.
(E resta immobile perché ci trovi).
Porta il nostro destino questo vento.

Da chi sa dove questo vento nuovo,
sbandando sotto il peso di cose senza nome,
porta sul mare quello che noi siamo.

…Oh, se lo fossimo. Saremmo a casa.
(Vedremmo scendere e salire in noi i cieli).
Ma ogni volta con questo vento passa
il destino oltre di noi immenso.

Credo che qui possa bastare.
Anche credo ogni poeta avrà scaldato la penna nel primo calore del sole marzolino.
I rami secchi intirizziti dall’inverno che d’improvviso si popolano miracolosamente di gemme e fiori colorati, teneri come giovani adolescenti, che presto si fanno foglie frutti, sono nei nostri occhi, in questo tiepido scorrere dei giorni che ci fa rinascere come maturi alberi stupìti.
Quindi non aggiungo più parole.
Ma solo un abbraccio grande alla vita intera.

10 pensieri riguardo “PRIMAVERA

  1. Diceva Terzani “la poesia salverà il mondo” e il tuo splendido post dice proprio questo (mi sembra quasi di sentire le Stanze di Poliziano cantate da un menestrello accompagnato da un liuto)…. Quanta pace dà al cuore questa lettura!
    Primavera che è rinascita, che è armonia, che è pacificazione della natura dopo la durezza dell’inverno….
    Così sia per il mondo!
    Buona primavera Piero!
    Fausta

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    1. Cara Fausta, grazie.
      Speriamo che Terzani abbia ragione.
      Sarebbe molto bello un mondo fatto di poesia.
      Anche se, sai, un pò lo temo anche. I poeti non sono solo quelli della primavera e dell’amore, ma anche quelli dell’odio e del dolore.
      Purtroppo, non basta, temo, la poesia.
      Ma noi ci prendiamo quello di bello che abbiamo intorno.
      No?
      Un abbraccio, e speriamo che questo profumo di fiori serva a rasserenare i cieli annuvolati dell’anima di questi giorni.
      Piero

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  2. Un piccolo e modesto regalo, per ringraziarti di questo dolce post. Altro non so dare, lo sai, se non il mio Grazie e un caldo abbraccio.

    E’ primavera perchè
    passo vicino ai campi e sono diversi

    anche il cielo è diverso
    e parole nuove grondano dai rami.

    L”acqua dei fossi solletica ancora
    le zampette di piccole vite

    Si nascondono guardinghe
    sotto il tenero verde

    e bevendo il primo calore
    sospirano un sogno.
    .

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  3. Carissima Pat, e potevi farmi un regalo più bello?
    Graditissimo.
    Un bacio con le parole, posso dire così? (E’ un pò da bacio perugina, si, lo vedo, ma dai, anche un pò di ironia è … primaverile).

    Un abbraccio forte forte.
    Piero

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