IMPERATORE

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Beethoven e Mozart (immagine da qui)

Il concerto n. 5 di Ludwig Van Beethoven, Imperatore, mi piace davvero molto.
L’ho ascoltato migliaia di volte, lo conosco da tanti anni.
E’ un pezzo del mio percorso di vita, che si è svolto (anche) lungo i sentieri della musica.

La musica è come un vento che gonfia le vele, fa correre la galea della vita, a volte velocemente, a volte più lenta.
A volte, nelle pause, quando cade il vento, la deriva, dolce, oppure terribile, spinge ancora la chiglia avanti per un poco.
Se il vento della musica non riprende a gonfiare le vele, la pausa si trasforma in silenzio, la luce in buio, l’attesa in angoscia…
Ma non è il caso di questo concerto.

Il pianoforte e l’orchestra si inseguono e si incontrano.
Poi, si perdono, ma si cercano, in un continuo di armonie e di melodie.
La forza impetuosa, quella forza che rapisce, innalza, spinge, ordina, comanda, quella forza a cui non ci si può sottrarre, alla quale non si può disobbedire, a cui ci si deve soltanto lasciar andare, a tratti si addolcisce, come una carezza, un bagliore pallido di luna, un sogno dolce.
Questo concerto è un equilibrio perfetto fra il lato illuminato e quello oscuro della vita.

Ho messo a confronto le esecuzioni di alcuni grandi pianisti del presente e del passato.
Sono artisti differenti che narrano, con le stesse parole, la stessa storia musicale.
Ma quanto sono diverse le une dalle altre, quelle storie, quanto essi sono diversi l’uno dall’altro, come ognuno di noi, diverso, sempre, da ogni altro.
Mondi gemelli mai uguali l’uno all’altro.
Universi sconfinati, in cui quel vento soffia portandoci verso l’altrove, ovunque esso sia, nel quale non vi è nulla di noto, benchè esso sia perfettamente scritto e descritto, eseguito e diretto.
Così si comprende la profondità delle sfumature.
Il valore della ricchezza che è nella diversità.
Dove anche il più infinitesimo insignificante dettaglio è indispensabile.
Serve per spiegare cosa siamo.

4 pensieri riguardo “IMPERATORE

  1. Caro Piero, come sempre traduci i tuoi pensieri in modo affabile ma particolarmente eccellenti
    Grazie veramente
    La Musica è un parlare di emozioni intime che si sposa perfettamente con la meraviglia della Vita

    Beetheoven?…un mio Dio personale in musica

    Un grande abbraccio e buona settimana
    Mistral

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    1. Bella definizione, il Dio in musica.
      Anche se, nei modi di dire, a Beethoven si associa l’aggettivo di sovrumano, per indicarne l’eroica superiorità, ma, è Mozart che viene chiamato il divino!
      Perchè ha una … natura differente.
      Un carissimo abbraccio.
      Piero

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  2. Sono cresciuta in una famiglia di musicofili e musicisti, tant’è che il primo libro che mi feci regalare quando finalmente fui in grado di leggere da sola si intitolava “Musica, divina armonia”…
    Concordo con te su quanto dici della musica, compagna indispensabile della vita e non posso aggiungere altro che questa è una delle opere di Beethoven che amo di più proprio per quella dolcezza e forza che si rincorrono e si abbracciano…
    Mentre ascoltavo – mi capita spesso di farlo – paragonavo i tre pianisti ai pittori:
    Lang Lang a Spazuk (scoperto di recente), il pittore che dipinge col fuoco…. emozionate e innovativo, pieno di calore
    Benedetti Michelangeli a De Chirico…. tratti perfetti e limpidi per il pittore e perfezione nelle mani del pianista – quasi impossibile sentirgli “acciaccare” una nota, sempre composto, senza tradire emozioni
    Glenn Gould a Van Gogh: immagino anche il suo corpo partecipare del calore e movimento dei suoi quadri, come Gould che danza e canta mentre vola sui tasti….
    La musica è la stessa ma tre modi di arrivare al cuore….

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  3. Mi è piaciuto molto questo tuo paragonare i tre pianisti ai pittori che hai nominato. Uno, un verità, non lo conosco, ma adesso vado a vedere, internet è bello per questo.
    Gli altri… devo dire che non ho orecchio musicale e non riesco a fare paralleli come i tuoi.
    Hai una sensibilità ed una familiarità con la musica che a me è del tutto negata.
    Non saprei paragonare le personalità dei pianisti con quelle dei pittori.
    Solo, per Lang Lang, vedo evidente una vena molto “pop”, anche una capacità di entrare e modificare l’interpretazione secondo una visione sua personale che, mi sembra, spesso snatura e spettacolarizza l’esecuzione.
    Ma a me piace moltissimo la contaminazione e quindi Lang Lang non può che rendermi curioso.
    Certo, a volte le sue performances sono molto spettacolarizzate, e allora … fa principalmente audience, business, palcoscenico.
    Ma ho avuto modo di ascoltarlo diverse volte, una volta anche dal vivo, e devo dire che ha un fuoco dentro… che deve bruciare!
    Gli altri, ho letto diverse cose su di loro, e mi rendo conto che suona(va)no in modo molto differente i pezzi che eseguivano.
    Questo concerto n. 5, per esempio.
    Sono davvero assai diversi l’uno dall’altro.
    Meravigliosamente diversi.
    Tanto da dimostrare che, pur nelle sfumature – che tu hai saputo vedere e descrivere, mentre io solo percepire inconsapevolmente – la “varietà (o la differenza) è ricchezza”.
    Alla faccia di tutti coloro che pensano, invece, che la semplificazione renda la vita migliore.
    Da questa visione un pò… daltonica, scaturiscono molte visioni pericolose, come il razzismo, la prepotenza, il narcisismo, l’arroganza, la violenza, l’oppressione, ed anche la povertà.
    … ma questo è un altro discorso.
    Un carissimo abbraccio.
    Piero

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