40 ANNI de “LA REPUBBLICA”

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No, non i miei, che sono anche (parecchi) di più.
I 40 anni de “la repubblica”.
Vale la pena ricordarli.
Non solo, o almeno, non soprattutto, per le ragioni, giuste o meno giuste, di carattere intellettuale, civile, politico che sono legate alla nascita di quel giornale.
Non solo per la nostalgia del tempo che passa di gran carriera e ci lascia sempre quel pò d’amaro in bocca quando ce ne rendiamo conto.
Non solo per il gusto di celebrare una specie di ricorrenza…
In realtà, volevo ricordare quel 1976, quel 14 gennaio 1976, che vide la nascita del nuovo quotidiano “laico” che veniva ad arricchire una stagione già ricchissima di fermenti e valori.
Volevo ricordare il 1976, anno in cui ero ancora (solo) un adolescente diciassettenne.
Il 1976.
Anno bisestile, come questo 2016.
Andavo a scuola, ero un liceale, e quella mattina, dopo le lezioni, avrò tirato quattro calci ad un pallone e avrò fatto chiacchiere con i soliti amici.
Avrò forse avuto un pensiero d’amore, più o meno instabile, data la fase … evolutiva ancora non del tutto matura.
Avremo fatto un’assemblea, a scuola, o un collettivo, insomma una qualche riunione per discutere il futuro, per criticare il presente, comunque, sono certo, non avrò speso neanche un minuto per pensare al passato.
Non ho comprato quel numero “1” del nuovo quotidiano, questo lo so.
Ed è la ragione per cui ho apprezzato molto l’omaggio che il quotidiano di oggi ha voluto farci, stamattina, insieme alla copia acquistata in edicola.
Ma ricordo bene che rimasi sorpreso dal formato innovativo del “tabloid”
Compravamo il quotidiano, a quei tempi, spesso a turno con altri compagni (nel senso di amici di scuola e anche di fede politica, almeno allora).
Abitudine conservata senza interruzioni significative, ma con qualche fatica, in questo periodo così strano del nostro tempo.
Non esisteva internet, neanche con l’immaginazione potevamo figurarci un futuro come questo.
I contatti col mondo che cresceva con noi, e intorno a noi, erano assicurati principalmente da radio, televisione (sostanzialmente solo la RAI, ma quella riformata de L’altra domenica, comunque non quella dei canali privati che, nel 1976 cominciavano a vedere da poco la luce) e stampa.
La cultura era fatta di libri, riviste, musica, uno o due teatri, tre o quattro sale cinematografiche, questo, almeno, era il piccolo mondo della mia piccola Benevento nella quale crescevo e mi costruivo il mondo.
Ma ricordo anche benissimo che nell’aria c’era un gran fermento, in quegli anni, nel mondo intero.
Tante speranze in un mondo migliore.
Cadevano le dittature, in Spagna e Portogallo.
Finivano le guerre, come quella del Vietnam.
Si combatteva per far cadere i muri, e non per costruirne di nuovi.
Si credeva nella solidarietà, nella lotta per cambiare il mondo, nella volontà di affermarsi come singoli e come generazione per costruire un futuro migliore.
Per queste cose in cui si credeva e si lottava si era anche disposti a commettere errori, a volte addirittura gravi.
Ma al di sopra di ogni cosa, c’era la fiducia che noi ci saremmo presi quello che ritenevamo ci spettasse dalla vita.
Quel giornale nuovo che vedeva la luce nelle edicole, cominciai a comprarlo pochi giorni dopo questo 14 gennaio.
Lo ripiegavamo, per metterlo, in bianco e nero, senza immagini e senza colori, unto ancora dell’inchiostro dei caratteri di stampa grossi e un pò tozzi, nelle tasche piccole dei blue jeans, di dietro, e ci dava importanza portarci, così, appiccicata sul sedere, la nostra visione indipendente della vita.
Nessuna “parrocchia” a cui essere legati.
Nessun “credo” da professare per adesione.
Nessun ordine a cui obbedire per forza.
La ragione quale metro per giudicare e scegliere.
La critica per scegliere.
La voglia di dire di “NO” a ciò che sembrava ingiusto, ingiustificato, immotivato.
Volevamo capire ed essere capiti.
Volevamo spiegarci i perchè del mondo ed essere i perchè del mondo.
Ecco.
Ecco quanto sono distanti, da allora ad oggi, questi lunghissimi 40 anni.

2 pensieri riguardo “40 ANNI de “LA REPUBBLICA”

  1. A quel tempo già lavoravo, ero abbonato al Quotidiano dei Lavoratori che però arrivava con la posta non prima delle 11,00, quindi all’edicola, prima di prendere il treno, compravo un altro giornale e la Repubblica fu davvero una bella novità editoriale, anche perchè le pagine economiche erano molto più consistenti allora che non oggi.
    Mi son perso il numero di oggi per dimenticanza, tra dieci anni spero lo ripubblichino per festeggiare il mezzo secolo.

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  2. A casa mia comperavano il Messaggero di Roma ed io, quando potevo, andavo alla latteria vicina dove potevo dare un’occhiata alla Repubblica che mi sembrava un gran bel giornale, tanto vicino al mio modo di pensare….
    E’ cambiato il giornale e sono cambiata io…non trovo più quella consonanza di pensiero di allora, comunque è sempre un bel giornale!
    Un abbraccio, Piero!
    Fausta

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