ESERCIZIO DI METAFISICA IMMANENTE

Scultura di Adolfo WILDT
Adolfo WILDT

La vita, se la vedi dal lato giusto, è bella, la vita.
Al contrario, invece, se la vedi dal lato sbagliato, allora la vita può essere brutta.
Ha due facce, a secondi di come la vedi.
Si, però, se però sprechi la vita a guardarla, allora sei cieco e non la vivi la tua vita!

Infatti, La vita va vissuta.
In pieno, in tutto e per tutto.
Ma se vivi la vita in modo così totale e coinvolgente, senza neanche fermarti un attimo a vederla passare, la vita, allora non ti accorgi nemmeno che passa, quella, la vita.
E non sentendo il sapore della vita che passa, un poco la sprechi, allora, quella vita poi che ti piace così tanto!

La vita, quindi, va vissuta, ma anche un poco pensata.
Per potersela godere.
Per guardarsela, ogni tanto.
E dirle con affetto e calore: “Come sei così, sei bella, bellissima!”.
Eppure, passare il tempo a guardare la vita che ti passa davanti è vita sprecata.

E’ meglio vivere che pensare di vivere.
Come amare il tuo uomo, la tua donna, tuo figlio, tua madre, tuo padre.
I tuoi fratelli.
E’ certo meglio amarli che perdere tempo a pensare di amarli.
Ci sarà tempo dopo, per pensarli, quando la morte se li sarà venuti a prendere, un giorno lontano.

Pensare alla vita che passa, infatti, è pensare alla morte che arriva.
Perchè la vita, per essere vita, deve essere vita vissuta.
E invece, o infatti, pensare la vita è cosa ben differente che vivere.
E’ solo guardarsi intorno, interrogarsi, chiedere, cercare.
E’ altro che vivere.

Cos’è, allora, “altro che vivere”?
Non è altro che essere morti?
Cioè, per essere chiari, “pensare la vita non è altro che pensare la morte”.
Non è un vuoto giro di parole.
Pensare la vita, guardarla, soppesarla, è solo pensare la morte, toglier spazio alla vita e lasciar spazio alla morte.

Ma non farmi ridere!
Non esser ridicolo!
Non si può mica pensare la morte!
Non v’è pensiero in grado di pensare la morte.
Perchè la morte, che è l’esatto contrario della vita, è il mondo in cui non esiste più nulla.
Nemmeno il pensiero.
La morte è una mancanza di fiamma.

Ciò ch’è al di là la vita non può alimentare il pensiero.
Il pensiero, ch’è fiamma esso stesso.
Perchè il pensiero è possibile solo là dove c’è vita.
La vita che, anch’essa, non è altro che fiamma essa stessa.
E la fiamma esiste solo fin quando v’è ossigeno ad alimentarla.

L’ossigeno.
Il fuoco.
La vita.
Il pensiero.
La morte…
Eppure, non v’è pensiero più fisso di questo.
Il pensiero della morte.

Paura.
La paura che accada di diventare, un giorno, la stessa materia della morte.
Ma è materia che non possiamo pensare, la morte.
E quindi viviamo nella paura di qualcosa di cui non è possibile neanche pensar cosa sia.
E’ così strana, quella paura.
E’ il terrore.
L’orrore del gelo.
Pensare la morte!
Boh.
E’ paura che finisca per sempre quel “qualcosa” intorno al quale non possiamo neanche sprecare il tempo di vedercelo passare davanti.

8 pensieri riguardo “ESERCIZIO DI METAFISICA IMMANENTE

  1. Grazie Mistral.
    Io sono d’accordo con te al centopercento.
    Dico che la vita fa quello che vuole, nel bene e nel male.
    Noi possiamo metterci gli ingredienti, qualche condizione, un pò dì volontà, ma è sempre lei a decidere.
    Sia il bene che il male.
    Un abbraccio,
    Piero

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  2. Forse sì, forse no…. la vita va da sé eppure siamo noi a scegliere che direzione darle….giusta o sbagliata è poi proprio la vita che ce lo dimostrerà!
    Io mi trovo spesso in un giro di pensieri che finiscono sempre con una domanda… sarà così poi? Ora come ora – un po’ per scelta, un po’ per l’età che porta con sé tanti limiti – rallento e mi accorgo di riuscire a godere delle piccole cose che correndo mi sfuggivano, di fermarmi a pensare alla morte senza paura, di accettare il bene e il male mio e del mondo…. e spero, visto che non posso fare di più, sia questo esser positiva il mio contributo alla vita.
    Un abbraccio, Piero
    Fausta

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    1. Noi, cara Fausta, proviamo a dargli una direzione, la direzione che vogliamo, con i nostri principi, i nostri valori, i nostri sentimenti.
      Ma credo che poi sia lei a decidere davvero per le cose importanti.
      Basta un attimo, un capriccio e…

      La morte, non so, fa paura e non la fa.
      Questo “esercizio” è solo un tentativo di sondare quel tema, ma non va molto in profondità.
      Lo so.
      Per paura della morte si intende spesso solo la paura di non esserci più, un giorno, la paura che svanisca tutto…
      Ma non ho davvero paura della morte e neanche del suo fantasma.
      Credo sia fatica sprecata.
      E’ solo perdita di tempo.
      Ma non credo di essere del tutto immune dalle ansie che credo abbiamo in qualche modo tutti quanti.

      Tu dici che con l’età ti senti più … leggera, più serena.
      E’ bello.
      Sei una persona molto cara, Fausta.
      Grazie.
      Spero di assomigliarti.

      Un abbraccio.
      piero

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    1. … e come vedi l’ho cambiata ancora una volta. non trovo pace, non trovo.
      In più, anche se non si può vedere dal blog, ho cambiato anche il sistema operativo, grazie all’assistenza tecnica di mio figlio, che mi ha caricato la nuova versione di windows. E così, adesso ho il vestitino tutto nuovo. Quanto durerà così pulito?
      Un abbraccio,
      Piero

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  3. La penso esattamente come Fausta. Il primo dicembre ho compiuto 70 anni e posso dire che il pensiero della morte mi accompagna più spesso e non la temo, mi fa paura come ci arriverò…..ma è un attimo, poi mi tranquillizzo perché sarà come Dio vorrà, e dalle Sue Mani non mi verrà niente che io non possa sostenere.

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  4. Non so, io non la temo molto, almeno credo.
    Nel senso che non è un pensiero fisso, almeno per quanto riguarda la mia persona.
    Purtroppo la morte la vedo associata al dolore ed al timore (irrazionale) che possa accadere qualcosa ai miei cari.
    Temo più per loro che non per me stesso.
    Ma, poi, penso, forse è la stessa cosa.
    Si tratta solo di forme diverse per dire la stessa cosa, avere la stessa paura.
    Non so dire di preciso.

    Ma questo … esercizio è … un modo per parlare dell’argomento… in terza persona, prendendo le distanze, mettendosi i guanti…
    Potrebbe essere una formula per esorcizzare il Nulla.
    Viviamo.
    Ma è anche vero che vita più intensa, più assoluta è anche qualcosa che sfocia nell’incoscienza, che priva della riflessione su ciò che stiamo vivendo, sul valore della nostra esperienza di esseri viventi.
    Ma così, con tutta questa vitalità “bestiale”, che è quella forza vitale che si ha quando si è giovani e ci si sente il centro dell’universo, con tutta questa incoscienza, con questa mancanza di riflessione (che è la nostra immagine nel riflesso dello specchio della vita), si resti più poveri, più… infelici.
    In fondo, dare senso alle cose ha un prezzo,e cioè non viverle, le cose stesse, ma guardarle…

    Ma non vorrei continuare adesso in questo… ritornello.
    Un abbraccione,
    Piero

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