8 pensieri riguardo “LISBONA – Photopost

  1. Volevo andare a Lisbona due anni fa: rinviato per non corrispondenza di date disponibili, poi ho fatto diversi programmi, il migliore era quello di andarci in aereo ed affittare un’auto, ma ora mi rendo conto che l’unico modo per girare Lisbona è a piedi o in tram, lo terrò presente per quando sarà.
    Ciao 🙂

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    1. In città, a Lisbona si deve camminare, su e giù, per salite e discese, a piedi e col tram, con la metro e con i piedi, ancora, fino a consumarsi e stancarsi… ma gli occhi non si stancano mai, e il cuore neanche. E’ una città viva, vitale, cordiale, accogliente, corretta. Direi, di gente onesta. Megluio che a Roma, dove la bellezza è tanta, più di Lisbona, ma spesso le trappole per i turisti sono pronte a scattare…
      Per il resto del Paese, abbiamo girato in macchina, con una vettura a noleggio, siamo saliti fino a Oporto (o Porto, come vuoi). Belle strade e poco traffico.
      Poi carico le altre foto e vedrai.
      Un caro saluto, Paolone,
      Piero

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  2. Proprio ieri ho letto questa poesia. Te la regalo, in onore di queste splendide immagini.
    Un abbraccio

    Lisbona II (Ursula Koziol)

    quella primavera quando il nasturzio nei fossi cresceva

    lungo la strada per Lisbona e insistente chiedeva

    da dove e dove andavo e se per certo sapevo

    che ne avrei fatto di me

    volevo restare là e volevo

    dimenticare come mi chiamo

    quella primavera

    sì proprio là

    dove sui colli di Lisbona Pessoa

    con gesto ormai inerte si toglieva e ritoglieva

    lo stesso cappello

    m’innamorai di questa città

    che mi guardava con le strette quasi socchiuse

    foglie degli eucalipti che avidi

    si sono appropriati dei colli del posto

    togliendosi di torno le sùghere

    m’innamorai di questa città come se

    vivessi qui da sempre e come se da sempre

    sull’antiquato mal ridotto tranvài

    penetrassi nelle vene delle sue stradine

    volendo ormai soltanto confondermi

    con lo sfondo circostante

    sui muri arroventati

    quella primavera

    si stendeva tripla come trifoglio

    e già riconoscibile l’ombra di Pessoa

    che osò giocarsi tutto a dadi con Dio

    adesso però mi trafisse

    il gelo della sua mano metallica ormai incapace

    di reggere qualcosa di più

    e tuttavia quella primavera volevo toccarla

    e accertare se non ci fosse ancora su di essa la polvere

    del Dio immaginato

    volevo accertare se ciò mi avrebbe aiutato

    a rimettere insieme dei mondi perduti

    i pezzi staccati

    che non credo combacino più.

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    1. Mia cara Patrizia,
      un regalo più bello e più dolce non potevi farmelo.
      Il viaggio a Lisbona (e il resto del Portogallo che ho visto, un pò di fretta, ma con molto gusto) è stato in parte un tributo a Pessoa (e anche a Saramago).
      La poesia che mi hai regalato (di un’autrice che non conosco, ma che cercherò nelle fonti generose di google) è dolcissima, molto femminile, non so perchè, forse perchè ha un fuoco che corre tra le parole, tra le sconnessioni grammaticali, non lo so, forse per una corrente di passione che effonde sulla città (e su quella primavera speciale, di cui non siamo stati ospiti, ma sicuramente spettatori invitati) quel sentimento tutto femminile di amore forte, fisico,ma sfiorante (non so come dire con le parole…).
      Sulle parole c’è quel morbido candore che parla al cuore, quella sensazione tattile di sfioramento liscio che fa diventare quella città come una creatura da toccare.
      Ma non prendermi per matto, anche Saramago, in una specie di guida spirituale del viaggiatore (il libro è proprio Viaggio in Portogallo), descrive con parole semplici e naturali i momenti in cui con affetto accarezza, sfiorandole con le mani, le pietre antiche che hanno visto passare la storia, il tempo, gli uomini, le cose…
      Anche a me dà piacere accarezzare i marmi, le pietre, gli angoli dei mattoni… anche se ho sempre un pò paura di diventare causa di sofferenza per quelle delicate e preziose antichità.
      A Roma è pieno di rugosità resistenti, di superfici liscie, di angolosità misteriose, di cavità inesplorate, di depositi del tempo e della sotria, appunto, o degli uomini, delle generazioni, delle epoche…
      Il mondo è pieno di questi corpi da accarezzare.
      Anche le foto, a modo loro, sono carezze, degli occhi, avidi e sempre un pò affamati, come quei bambini che non si saziano mai (ma, fortunatamente, su questa fame non grava il pericolo dell’obesità, o, almeno, se pure un’obesità dovesse allargare e appesantire quelle bocche, basta un pò di buon senso/gusto e qualche trucchetto al computer per smaltire gli eccessi…).
      Va bèh, sono andato proprio fuori traccia.
      Maestra, la prego, non mi metta un brutto voto.
      Cercherò di rifarmi un’altra volta.
      Magari, stasera, carico qualche altra foto e qualche video (ho lavorato, ho studiato, posso venire alla lavagna!), e pure qualche sensazione del viaggio, che avrei da raccontare, si, qualche cosa.
      Un bacio (e grazie ancora per il regalo!).
      Piero

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