MAFIA CAPITALE

Photo by PIerperrone (Ex carcere minorile del complesso di San Miche a Ripa - riflesso)
Photo by PIerperrone (Ex carcere minorile del complesso di San Miche a Ripa – riflesso)

Che cosa dire?
Resto ammutolito.
I notiziari vomitano notizie nei nostri salotti, nelle nostre case, sulle nostre tavole.
Ora, adesso, mentre stiamo riuniti per la cena.
La famiglia si riunisce, quasi per carezzarsi, consolarsi, ritrovarsi dopo l’assalto del giorno.
La sera si avvicina e ci accoglie, cullandoci, come per farsi perdonare dei lampi fulminanti che ci hanno abbagliato per tante ore.
Un bacio sugli occhi.
Un altro sul cuore.

Siamo in tanti, nella stessa situazione.
Ognuno dietro il fragile muro della solitudine urbana.
Ognuno dietro al sottile muro che ci separa dalla solitaria cena dei nostri vicini.
Solitari, ci affidiamo al televisore, al notiziario, al telegiornale.
Il mezzobusto subito ci arringa con i titoli.
Le solite morti.
Le solite tragedie.
Le solite meschinità.
Il mondo, attraverso i notiziari, è fatto di poca cosa.
La vita è in balia della fragile casualità.
La tragedia incombe.
Solo l’imprevedibile fato, una cieca fortuna, potranno salvarci.

Ma il giorno ancora non si rassegna a passare.
Lascia le sue ferite sul nostro corpo martoriato e stanco.
Come fanti che hanno marciato per ore nel fango, abbiamo posato le nostre divise da impiegati, maestri, pensionati, cittadini, negli armadi ed abbiamo indossato i nostri veri costumi nazionali, ognuno quello della sua repubblica indipendente.
Tute che non hanno niente di sportivo.
Jeans che hanno perduto ogni colore del mare genovese.
Pigiami che non andranno mai ad un party per ammazzare la serata.
Il trombettiere interno ci sta cominciando a suonare la nenia del silenzio.
La nostra bandiera sta per essere ammainata per la notte.
La morte provvisoria del sonno non ha ancora preso possesso temporaneo del nostro essere.

Siamo fragili, ora.
Indifesi.
Espugnabili.
Le nostre mura mostrano con evidenza le falle che durante il giorno riusciamo in qualche modo, in ogni modo, a nascondere.
Le nostre difese sono cadute.
Potremmo arrenderci al nemico.
Ma possiamo ancora attendere.
Poi, dopo, più tardi, forse domani.
Ci penseremo.

L’assalto proditorio ci coglie quasi impreparati.
No, non l’assalto arrembante delle notizie, dei fatti, degli accadimenti, degli eventi.
No, il giorno ci ha tenuti svegli, attenti, vigili.
I mille terminali a cui sono connesse le nostre menti ci hanno continuamente tenuti aggiornati sull’evolversi del mondo, dell tempo, della storia.
Il presente continuo in cui siamo immersi, il nostro acquario spazio-temporale, è un continuum su cui scorrono i sottotitoli di ciò che non vorremmo mai venire a sapere.
Come i minuti, che scorrono senza il nostro consenso, le notizie ci bombardano, durante il giorno.
Quindi, l’assalto a tradimento non sta nei fatti che lo speaker ci STA raccontando, ora, proprio che siamo, seminudi, senza difese.

Cos’è?
Cos’è che ci fa così male?
Cos’è che ci colpisce, e ci tormenta, ci ferisce e ci fa sanguinare?
Cosa c’è di nuovo in quello che il notiziario ci sta vomitando nei piatti?
E’, amico mio, la verità.
Soli, nudi, accoccolati intorno agli avanzi del nostro pasto, tornati ad essere membri del branco a cui apparteniamo veramente, in questo momento, è la verità che ci piomba addosso come un ordigno sganciato da un aereo muto che volteggia invisibile sopra di noi.
O forse sta dentro di noi.
Comunque, è il cuore, il primo ad essere colpito.
Ora, adesso, è lui, il cuore, ad accusare il colpo.

Mafia capitale.
Le parole dello speaker sono le stesse.
Anche se hanno suono diverso, le parole dello speaker del notiziario che ha le insegne rosse sono le stesse di quello del notiziario che porta la bandiera azzurra.
Tutte bandiere a mezz’asta.
Tutte bandiere false.
Tutte a mezz’asta solo per finta, per gioco, per spettacolo, per truffa.
Come le bandiere di quelli che la polizia si è portati via.
Ma lo sanno, quelli che sono stati portati via, che insieme a loro, i carabinieri si sono portati appresso anche un pezzo del nostro cuore?

La verità pesa, adesso, sullo stomaco, più della cena che abbiamo svogliatamente ingoiato.
Con i grassi ed i dolci vogliamo compensare la fatica di essere stati alienati per tutto il giorno, come topi fra le grinfie di un gatto feroce che vuole giocare con noi per almeno quarant’anni, fino ai nuovi limiti del pensionamento stabiliti dalla legge della contributiva ministra Fornero.
La verità pesa più dello stipendio che a qualcuno hanno pagato soltanto qualche giorno fa.
La pensione è evaporata, per qualcun altro, direttamente allo sportello dell’ufficio postale, ma, per quanto strano ciò possa sembrare, questa verità, stasera ci fa male ancora di più.
A tutti, comunque, si è posato sul cuore il ricordo nostalgico d’un lontano tempo passato… un tempo che non siamo sicuri sia esistito davvero… e non sappiamo neanche se veramente quel passato sia mai stato un vero presente oppure se si tratta solo del desiderio di spingere indietro questo presente che la voce dello speaker non riesce a fare finalmente passare.
Mi resta sullo stomaco, questo presente.
La verità è pesante da digerire.

11 pensieri riguardo “MAFIA CAPITALE

  1. Sabato ci sarà la finale di Coppa dei Campioni, se si scommette su entrambe le squadre si perde e si vince di sicuro, ovvero se uno ha capitali neri basta che ne scommetta metà sull’uno e metà sull’altro dei contendenti e il ricavato sarà pulito.
    Ecco, quando uno Stato permette questa lavanderia e poi i titoli dei giornali strillano di corrotti e corruttori e noi poveri cristi continuiamo a lavorare tutti i giorni viene davvero il torcibudella..
    Ciao.

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    1. Si, è proprio come dici tu, Paolone.
      Siamo un paese malato e un popolo malato.
      Ma per fortuna ci sono proprio i poveri cristi come noi, che continuiamo a lavorare tutti i giorni e ci torciamo le budella.
      Per farti capire cosa voglio dire ti racconto che un pò di tempo fa andai a visitare un museo, vicino Napoli, a Torre Annunziata. Il museo sta ai margini di un quartiere di case popolari, ben rinchiuso dentro la sua cancellata (il museo, intendo, non il quartiere), con un pò di posto per parcheggiare che non sapevo se fosse pubblico oppure riservato ai numerosi custodi ed attendenti del museo.
      Così abbiamo messo la macchina fuori, sotto un palazzo.
      E stavamo avvicinandoci al museo, quando un signore uscito di là, sicuramente un guardiano, ci ha gentilissimamente invitato a mettere la macchina dentro.
      Ottimo.
      Persona squisita.
      Come ci si aspetta da un vero napoletano (o giù di lì).
      Poi ho pensato, ma forse fuori era pericoloso (per la macchina), e ho aggiunto fra me e me che quel signore, evidentemente onesto, in quel modo aveva combattuto la sua pacifica e quotidiana battaglia contro il crimine, il malaffare, la delinquenza alta e bassa.
      Insomma, un povero cristo, o un eroe normale, come vuoi.
      Ce ne devono essere tanti, in giro.
      Uno almeno per ogni mariuolo.
      Noi combattiamo così.
      Un abbraccio,
      Piero

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  2. Arrivi a provarlo fisicamente questo dolore…. e non è più il problema degli inceneritori… la spazzatura morale ha superato perfino i cumuli di spazzatura che invadono la strade: non basterà un inceneritore a smaltire questo orrore, arriveremo mai a liberarci da questi miasmi che ci levano il respiro?

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    1. Si, questo dolore non passa dal cervello, che si assuefà, o si ottunde, o va in stand-by, per sopravvivere.
      Mi chiedi se basterà un inceneritore a smaltire tanta orrida immondizia.
      Non lo so.
      Ma io ti chiedo: potremmo mai cambiare, noi, il nostro modo di essere? Potremmo mai diventare “uno di loro”?
      Io penso di no, anche se volessimo, non potremmo.
      Così, ci mettiamo insieme ai nostri, la sera, a tavola, e ci diamo calore.
      Cosa altro?
      Poi, usciamo, di giorno.
      E conduciamo la nostra battaglia da eroi normali, da persone comuni, da poveri cristi, come diceva Paolone.
      Se mai dovessi ringraziare il destino di una cosa, è di avermi fatto storto così.
      Pieno di bozzi, allergie, difetti, macchie… ma non mi sento addosso l’odore di quella immondizia, almeno.
      Noi siamo così.
      Stiamo stretti l’uno all’altro; e ci facciamo compagnia. Ma nel farci compagnia, facciamo anche la nostra guerra pacifica.
      Non ti basta, soldatessa della pace?
      Un abbraccio,
      Piero

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      1. Sì, non solo mi basta….è quello che credo, spero e vivo – o almeno cerco con tutte le mie forze!
        Mi viene in mente Terzani: «Mi piaceva pensare che i problemi dell’umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente».
        Ecco, forse noi siamo quei poeti….. un piccolo gruppo…una piccola Repubblica indipendente….
        Con affetto
        Fausta

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  3. Uno sfogo il tuo che mi ha catturato dalla prima all’ultima parola e che condivido pienamente.
    Sai ? Per non lasciarmi sopraffare da tutto quello che il tg ci vomita addosso, non lo seguo….anche se poi ci pensa il marito ad informarmi. Sarà forse viltà la mia…..ma già fatico ad accettare la giornata così come si presenta che chiudo la porta della mente a tutto il resto.

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    1. Fai bene, cara Lucetta.
      Dobbiamo difenderci in tutti i modi, senza cedere al nemico morale che ci circonda.
      Tu hai la fede a sorreggerti, ed è, credimi, un grande conforto, un appoggio per vivere la vita con le sue gioie ed i suoi dolori prendendola serenamente.
      Almeno per quanto si può.
      Anche io ho la mia fede, il mio credo, anche se forse non è religioso (nè politico o ideologico).
      Credo nell’uomo, almeno finchè viviamo.
      E anche quella è una speranza che non può materialmente morire.
      Io vedo nei ragazzi, nei giovani, il futuro e la speranza che si sono fatti carne, e sangue.
      Sono progetti di vita che vengono dal lontanissimo, dai millenni in cui l’uomo ha cominciato il suo cammino, e andranno avanti portando la loro bandiera verso i millenni che gli uomini decideranno di esplorare.
      Quanto c’è da scoprire ancora!, da vivere!
      Non ci lasciamo sopraffare dalla cieca meschinità dei delinquenti: il peccato più grave lo commettono verso sè stessi.
      Cosa mai avranno nei cuori, quei derelitti, se non cupo vuoto e sgomento?
      Un mostro a cui non possono sfuggire.
      Impietoso e crudele.
      Un abbarccio,
      Piero

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  4. tutto il tuo dolore è pieno della delusione che raccogli, divenuta ormai carta straccia . Quella carta con le foto dei manifesti elettorali, quelli dell’inganno. Facce belle, pulite, nutrite di benessere, accompagnate da sloogan accattivanti, noi prede elettorali e vittime sacrificali sull’altare del denaro che corrompe e sporca.
    Il tuo grido caro Piero arriva forte ed emoziona per la spontaneità che l’alimenta, con una forza narrativa diretta e scevra da condizionamenti politici. Chissà quant’altro bolle in pentola, ora che il coperchio è saltato, si aprano le finestre a far cambiare l’aria, senza aver certezza che chi arriverà sarà meglio del predecessore!
    Un caro saluto
    Francesco

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    1. si, siamo su una zattera nell’oceano tempestoso, caro Francesco.
      Uso spesso questa metafora, a proposito del tempo che stiamo vivendo.
      E non sappiamo bene dove siamo diretti, cosa accadrà domani.
      Ma abbiamo lo spirito d’avventura che anima gli esploratori.
      La distanza, gli spazi sconfinati, l’incertezza, anche se ci spaventano, ci mostrano anche l’immagine affascinante della scoperta, della speranza, dell’avventura, appunto.
      Anche quella civile è un’avventura.
      Noi, caro Francesco, con la nostra età, abbiamo vissuto anche periodi diversi, quando le cose erano altre.
      Abbiamo conosciuto la protesta, la voglia di cambiare il mondo.
      Ebbene, l mondo sta cambiando.
      Ma molto più di quanto pensavamo con i nostri slogan e le nostre bandiere.
      Di più.
      Il dolore di questo meschino presente di scandali e ladrerie è compensato dall’avventura di vivere un tempo irripetibile.
      Non vorrei scendere dalla zattera.
      Al limite scaccerei a colpi di remi gli squali che vorrebbero saltare su.
      Ecco.
      Questo.
      Insomma, un abbraccio,
      Piero

      PS. Il coperchio non basta a coprire la pentola in ebollizione. Vedremo cosa succederà.

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  5. Sentimenti Amico caro, comuni a tanti di noi. Hai descritto così intensamente che ti si vede, leggendo, all’interno della tua casa, ma subito dopo si vede se stessi, il vicino di casa, le persone che amiamo. Sono immagini consuete, semplici ma che colpiscono proprio per questo, perchè vissute ogni giorno. E la sera la vorremmo serena, tranquilla, consolatrice e invece no…non si può, non si può mai, a meno di deciderlo razionalmente. Decidere razionalmente di escludere il mondo e tutte le sue nefandezze dal nostro mondo. Beh, Amico caro, sai che ti dico,? La lotta non la fuggo, sono disposta a farmi massacrare, non scappo. Di giorno non scappo, ma tutto il resto è mio. Nessuno osi toccarlo, nessuno!!!!
    Per quanto riguarda il senso più profondo del tuo scritto, che ti posso dire? L’aspetto politico…Mi guardo intorno e non so cosa pensare, Vedo una situazione che mi appare sempre più come un’emorragia inarrestabile. qualcosa che ormai è sfuggito al controllo e non so…davvero non so se gli onesti e i sinceri potranno davvero cambiare le cose. Don Chishotte contro i mulini a vento. Sempre di più. Immagine romantica e poetica ma poi? Che cosa si può ottenere oltre questo?
    Un abbraccio

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    1. Ieri sera ho provato i sentimenti di tutti, come ogni sera, e come tutti.
      Volevo condividerli col mondo social, questi sentimenti, e mi sono messo al computer.
      Stavo per sfogare l’istinto su FB, che è una specie di pubblica gabbia dove, prima di tutto, si espongono i mostri.
      Ma il nostro mondo del blog mi ha fatto ragionare.
      Possiamo scegliere, no?
      Dire meglio e di più, interrogarci e sentirci in compagnia, un poco accarezzati dalla nostra compagnia, dalla presenza di questa piccola comunità.
      E vi ho raccontato cosa avevo sentito, e vi ho visti, come me, come tutti, come ogni sera.
      Vittime e complici volontariamente o involontariamente.
      La nostra difesa, se mai riesce a tenere, è il sentimento comune, la condivisione delle cose che sentiamo.
      Piccoli, siamo, pochi, spesso stanchi e distanti. Neppure ci conosciamo di persona.
      Però, se le tue parole hanno il calore che sento emanano così forte, vuol dire che stiamo anche abbastanza vicini, radunati attorno a questa nostra tavola serale, in un modo che ci fa piacere, che sentiamo vivo e viverci.
      Ottimo.
      Cosa volere di più da questo coso che chiamiamo computer?

      Ho sentito la tua rabbia, Patrizia, il tuo urlo, la tua passione.
      Non aggiungo parole al riguardo.
      Ma ho stretto nel cuore quell’urlo.
      Basta questo (è un modo di dire che non spreca troppe parole, ma dice quel che vorrei).

      L’altro senso del discorso: politicamente.
      Non lo so, amica mia.
      Diciamo che sull’attuale governo mi sono fatto un convincimento semplice.
      Pensi a governare.
      Male o bene, faccia il suo dovere, governi.
      A Renzi di questo sono grato.
      Di sporcarsi le mani.
      Ci mette la faccia, amche quando fa i suoi interessi e commette i tanti errori di cui si potrebbe parlare.
      Ma sarebbe peggio se non governasse.
      Al M5S e alla Lega, questo non posso perdonare, più ancora delle derive fasciste ed eversive, il fatto di non voler governare.
      A chiacchiere siamo tutti maestri, tutti bravi, tutti perfetti.
      Ma a fare?
      Anche a costruire una dittatura ci vuole forza e coraggio, e loro, invece, non ne hanno, solo solo degli speculatori (la Lega) o dei parassiti chiacchieroni (M5S).

      La sinistra.
      Chi?
      Quelli che da sempre preferiscono una bella sconfitta ad una brutta vittoria?
      Lo diceva Vendola, tempo fa, che si doveva mutare lo spirito di questa sinistra idealista e ideologica.
      E mi aveva quasi convinto.
      Ma non lo ha fatto.
      Loro (la sinistra, ma chi, poi?), devono rendersi conto che “il meglio è nemico del bene”.
      Dici che ci arriveranno?
      Io ci sono.
      Ma ho perso la pazienza di aspettare.

      A destra?
      Neanche esistono più.
      L’ex Cavaliere ha fatto terra bruciata, ha coltivato canaglie che stanno dando i frutti dell’erba cattiva.
      Che non muore mai.
      Ci fossero, almeno, i conservatori, i moderati, quelli di destra…
      Adesso stanno tutti con Renzi.
      Ma anche lui, Renzi, ha la stessa malattia di Berlusconi (no, non l’erotomania, che comunque sarebbe giustificabile nell’età del quarantenne, mentre appare ridicola in quella del quasi ottantenne).
      Quando lascerà il PD (perchè tutti lasceranno la sedia, prima o poi, Roma docet, coi suoi re, coi papi, gl’imperatori, ecc.) resteranno solo macerie.
      E dopo?

      Ma forse il dopo sarà ciò che stiamo andando a cercare a bordo della nostra zattera, amica mia.
      Lo vedremo.
      Speriamo.
      Intanto, stiamo vigili, con gli occhi attenti, e l’urlo di rabbia nel cuore e sulle labbra.
      Già questo è tanto.
      Almeno, è (anche) per questo che io ti (vi) voglio bene.
      Piero

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