LETTERA ALL’INDIETRO DEL TEMPO

Photo by Pierperrone
Photo by Pierperrone

Ciao, Neil.
O devo chiamarti Tom, come il nostro amico David si è permesso di fare?
Scusami l’ardire, la confidenza.
So che sei molto indaffarato.
Le operazioni da compiere sono molte.
E la tua attenzione non può essere distratta da me.
Il rischio è grande, incalcolabile, forse, tremendo.
Da te dipende qualcosa di così grande che non io so neppure dargli un nome.
Ed ecco, è proprio questo, la mancanza della parola a darmi cuore di chiamarti, l’ardire di distoglierti dai tuoi compiti di uomo della storia.

O forse, davvero, è solo la diffidenza.
Si, il sospetto, il malfidato timore che siamo stati infinocchiati tutti.
Sono in molti, qui, sulla terra, a pensarlo.
Pochi, si, pochi hanno il coraggio di dirlo.
E soprattutto all’inizio, era solo qualcuno.
Inguaribili sciocchi, denigratori, seminatori di balle spaziali.
Ma col tempo sono aumentati.
Hanno girato film e registrato interviste.
I saggi dei presunti intellettuali del caso hanno la pretesa di aver dimostrato la falsità.
La bugia della tua impresa.
Il complotto contro il nostro grande sogno.
Si, potrebbe essere anche solo la diffidenza a darmi la forza di chiamarti, lassù.

Ma, in fondo, forse, mi fa parlare soltanto l’invidia.
Tu.
Solo tu.
Tu, il Primo.
Il primo Passo.
Tu e non io.
Io, quando, tu hai posato quel piede, là, nella soffice polvere, io ero soltanto un bambino.
Un bambino di dieci anni neanche compiuti.
Che veniva rimproverato ogni volta che mettevo le scarpette pulite nella polvere grigia.
Ma è con te che ho scoperto la verità della favole.
Sei tu che mi hai fatto credere ai sogni della vita andando a calpestare quella polvere grigia tanto lontana.
Io ero alla finestra, quella sera d’estate.
Forse la mia era una finestra speciale.
Non ricordo con esattezza, ma sono passati tanti anni da allora.
Tanti.
Tanti così che non mi ricordo neanche più bene.
Ma da quella finestra io ti ho visto passeggiare davvero lassù.
E, tante, tante volte, così tante che neanche puoi immaginarti quante volte ti ho visto, negli anni, Neil, calpestare la polvere grigia, lassù.

Si, perchè quella era una finestra che obbediva soltanto alle leggi scritte da me.
Su, Neil, non guardarmi così.
Neil, non sono matto, lo sai, non sono matto del tutto, almeno, io, a dire queste cose, stasera.
E poi, un pò matto, anche tu lo sei stato.
E forse anche più matto di me, certamente.
Solo un matto poteva tentare davvero un’impresa come la tua.
Tom?
Dici che posso chiamarti col nome nomignolo che David ti diede cantando la tua passeggiata spaziale?
Grazie, oh, si, grazie.
Ho sempre sperato di potere avere un amico davvero speciale come te.
Te, si.
E lui.
David, anche lui è un amico speciale, per noi, caro Neil, no?
Spero che accetterai la mia amicizia , ora, su Facebook.
Potremo scambiarci le foto dei sogni.
I tuoi sono grandi così, che non si possono nemmeno abbracciare.
Ma anche io miei sono grandi, lo sai? Sono davvero grandi così!
Io guardo la luna, spesso, lassù.
E mi emoziona, senza sapere bene neanche il perchè.
E che invidia mi fa ancora oggi la tua passeggiata sulla terra dei sogni!

Le ho scritte io, le leggi di quella finestra.
Si, come tu hai scritto le pagine di storia di quell’impresa fuori dal tempo.
Per questo noi due siamo davvero speciali.
Le conosci le leggi ho scritto?
La prima dice che da quella finestra si guarda soltanto il mondo che piace a noi due.
Il mondo dei sogni, del cuore, degli sconfinati spazi infiniti.
Questa legge, lo so, sono certo, puoi capirla bene anche tu.
Dalle finestrelle della tua navicella perduta nel mare dei cieli l’hai applicata anche tu.
No, non me l’hai rubata, no, stai tranquillo, amico caro del cielo.
Le leggi, quelle vere, quelle eterne, stanno scritte da sempre nel cuore dell’uomo.

La seconda legge dice che a quella finestra non si può mettere un vetro per fermare la mano che vuol prendersi i sogni che si sognano guardandoci dentro.
Tutte le altre finestre sono un inganno, un’illusione tremenda.
Vedi una cosa? La desideri? La vuoi?
Pensi che basta allungare una mano!
Ma, ecco l’inganno.
Alla fine ti manca sempre qualcosa.
C’è uno scudo, una barriera, un terribile ostacolo che t’impedisce di afferrare la felicità che volevi acchiappare.
Ecco, c’è un vetro.
Con la mia legge, invece, non può succedere una cattiveria così.
Certo, bisogna saper riconoscere i sogni veri dai falsi.
Perchè sta scritto che puoi afferrare solo i sogni che danno la vera felicità.
Ma anche che ci si deve affidare alle rotte sicure del cuore.
Così, stai certo, non puoi mai sbagliare, amico di tanti viaggi lontani.
Tu conosci quelle infallibili rotte.
Tu hai guidato, con mano sicura, quella meravigliosa navicella spaziale.

Non ho scritto altre leggi per regolare il funzionamento della mia finestra speciale.
No, non ce n’è stato bisogno.
Tu ci sei passato, no, l’hai visto?
Hai trovato mica qualche difficoltà?
Perchè, lo so, troppe leggi uccidono i sogni.
E gli assassini si meritano l’eterna prigione del mondo quaggiù.
Noi, invece, siamo liberi.
Possiamo anche andarcene quando vogliamo, a spasso lassù.

Adesso voglio salutarti, amico, avrai tante altre cose da fare.
Ho interrotto per un pò la tua missione spaziale.
Ma tanto che fa?
Due chiacchiere con un amico fanno sempre piacere.
Aspetto tue notizie dal mondo profondo dei sogni.
Tu, che hai calpestato la luna.
Prima di te c’erano arrivati soltanto sognatori e poeti.
Ma tu ci hai portato con gli occhi, tutti, lassù.
Passando dalla finestra.
E possiamo, ora, raggiungerti in fretta.
Ecco, questa era l’ultima legge che avevo creato.
Avevo quasi dimenticato di dirla.
Il tempo e lo spazio, da qui, non contano più.

9 pensieri riguardo “LETTERA ALL’INDIETRO DEL TEMPO

  1. Una bella lettera 😉 un sorriso Viola
    Ps. Se ha voglia serve una piccola correzione qui :”Ma anche io miei, sai? sono davvero grandi così!
    Io gyuardo la luna, spesso, lassù.” Guardo la luna anziché Gyuardo ??? Succede anche a me dalla fretta di scrivere faccio le stesse cose 😛

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  2. Quanti ricordi! Io ero grande, già sposata ed avevo già la mia prima bambina ed ero incollata alla TV con gli occhi del cuore aperti su quel sogno…salire fino a lassù. Sono passati 45 anni ma io non ho ancora smesso di sognare e i miei occhi e il mio cuore sono ancora lassù tra le stelle…
    Forse guardo anche io da quella finestra!
    Grazie, mi hai fatto sognare…..

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  3. Quanto tempo, eh? Io non me lo ricordo, probabilmente mi avevano già mandata a letto. Avevo otto anni, dovrei ricordarmelo se l’avessi visto. E invece niente…per questo ho riguardato il filmato che hai messo, colmando quel vuoto. E l’ho guardato con gli occhi di quella bambina “che veniva rimproverata ogni volta che metteva le scarpette pulite nella polvere grigia” (splendida immagine questa, lasciatelo dire: hai detto tutto lì, con quella immagine in parallelo con quella dell’astronauta che cammina nella polvere lunare. Grandiosa, semplicemente…)
    I sogni son sogni, ci fanno vivere. Vero? Falso? Ma in fondo…è davvero così importante?
    Un bacione

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  4. Si, Fausta cara, tu a quella finestra ci stai affacciata, lo so.

    Io ho sempre creduto – e lo credo ancora oggi fermamente – che quella occasione là, quella sera in cui Armstrong appoggiò il suo piedone sulla polvere grigia e soffice della Luna, siamo stati spettatori e partecipi dell’evento più importante di tutta la nostra epoca.
    Si, siamo stati catturati da altri eventi, penso alle Torri, nel 2001, oppure, che so, alle finali mondiali italiane, o a qualche altro spettacolare avvenimento, bello o brutto che sia…
    Ma è stata tutta roba … terrestre, in qualche modo qualcosa di già fatto a cui si è solo cambiata la scena.
    Quel passo lì, invece, no.
    E’ come il primo sguardo di Galileo nella lente, in quella lente che è conservata nel bellissimo museo delle scienze della tua Firenze, lente, o sguardo, che il papa Urbano VIII sdegnò.
    Lui, Urbano, a quella finestra non volle affacciarsi.
    Paura!
    Ma in fondo….quell’episodio altro non è che la prima puntata della serie “OLTRE I CONFINI DELLA REALTA'” !!!

    Un abbraccio,
    Piero

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  5. Mia cara Patrizia,
    e cos’altro possiamo volere di meglio dei sogni, ormai, all’età di oggi?
    Adesso la vita ce la siamo costruita, e bene o male siamo anche stati fortunati parecchio.
    E quindi… veleggiamo nello spazio, verso la meta finale, godendoci il viaggio e pure se abbiamo pensieri e problemi, restiamo capitani di vascelli o navicelle lanciati … verso l’infinito e oltre!!!
    Cosa possiamo volere di più di un sogno, ora, che non rischiamo neppure più tanto – se facciamo un pò d’attenzione – di restare abbagliati, impigliati, nella rete dell’illusione perduta?
    Il sogno resta la frontiera sempre aperta davanti.
    Come quella finestra.
    Che non si potrà chiudere mai!

    Un abbraccio,
    Piero

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