LETTERA APERTA AGLI ITALIANI

Berlusconi al seggio, contestato da attiviste Femen

Cari Italiani,
sento, stasera, il dovere di rivolgermi a tutti voi.
So che è un intento impossibile, so che non saranno altri che i pochi visitatori di questa pagina a leggere ciò che sento il bisogno di dire.
Ma anche se pochi, spero, almeno, che i lettori condivideranno i miei sentimenti.
Si, perchè è dei miei sentimenti che voglio parlare.
E, poichè sento il bisogno di parlare alla Nazione, è dei sentimenti civili che voglio parlare.
Io sono un lavoratore, come mia moglie.
Più precisamente sono dipendente pubblico, come anche lei, mia moglie.
E anche mio padre lo era, anzi, lui, di più, era carabiniere.
Mi ha insegnato l’educazione ed il rispetto.
E soprattutto mi ha insegnato che negli uomini esiste un luogo che si chiama coscienza.
E anche se quella coscienza è pesante, alle volte, da indossare, come una divisa, diciamo, è lei a darci dignità di cittadini.

Molti di voi avranno famiglie simili alla mia, che vivono dei frutti del proprio lavoro, della fatica di organizzarsi la vita col sacrificio del proprio tempo e delle proprie energie.
E sentire, vedere, che oggi, questo povero Paese s’è ridotto in macerie fa male, fa molto male, brucia.
Non avrei mai creduto possibile potessero accadere fatti come quelli a cui si assiste ogni giorno.
Mi riferisco allo spettacolo indecente di sè che offre questo Paese.
Assoluta mancanza di senso civile, egoismo, irriguardoso dispregio delle leggi e delle regole di convivenza civile.
Tutti i giorni siamo spettatori attoniti di questa situazione.
E se ne parlo, qui, in terza persona, da spettatore, è perchè non mi sento partecipe.
E so, anche che molti altri, come quelli che mi stanno leggendo, e tanti altri ancora che non leggeranno mai questa inutile pagina solitaria, condividono il senso di frustrato isolamento, di spaesamento, di emarginazione che sento io nel cuore.
Perchè questo popolo di cui facciamo parte s’è acconciato a questa maniera meschina?
Non si accorge d’essersi fatto ridicolo?
Non si vede allo specchio neppure per un attimo?

Lo specchio.
Crudele strumento, incolpevole, peraltro.
Ci restituisce, innocente, l’immagine che vi abbiamo proiettato con la nostra presenza.
Se v’è qualcosa di colpevole, nello specchio, è, semmai, quella, l’immagine nostra.
Ebbene, lo specchio d’Italia, oggi, è la classe politica.
Volgare, ignorante, degradata, senza scrupoli, spesso disonesta, disinteressata del destino del popolo che è chiamata a rappresentare ed interessata soltanto ai propri affari e arricchimenti.
E’ la classe politica che ha votato, in questi anni, per la legge “porcellum” e per “la nipote di Mubarak”, che riduce in gazzarra lo scontro politico inscenando piazzate che neanche l’arditismo fascista aveva osato portare nelle aule parlamentari.
E’ la classe politica che acquista le case a sua insaputa, che esprime solidarietà ai potenti incarcerati e che invece dimentica di partecipare ai pur finti funerali di Stato dei poveri Cristi annegai nel canale di Sardegna.
E’ la classe politica che con incuria sta disfacendo persino il territorio su cui abbiamo costruito le nostre case.
E’ la classe politica che sa solo indignarsi per mestiere, per un attimo solo, per voltarsi, poi, distrattamente dall’altra parte mostrandoci impunemente le terga!
Ma quella classe politica, concittadini italiani è solo lo specchio.
Uno specchio innocente.

In quello specchio, dall’altra parte, riflesso aberrante, ci siamo noi, i concittadini italiani.
Guardiamoci.
Eccoci.
Noi siamo così.
Io non ci credo alle facili favole.
Non credo ai complotti delle lobby glbali, perchè ho studiato e so cosa vuol dire verità.
Non credo ai salvatori della patria, perchè la patria è anche mia e se dovo salvarla anche io devo essere il salvatore.
Non credo che che ci abbiano espropriato i diritti perchè nessuno può impedirmi di pretendere quello che è mio.
Non credo di essere cieco perchè vedo molto bene ogni mattina il sole che alza sulla città e illumina i furbi, i ladri ed i contrabbandieri.
Tra quelli, tra i furbi, tra i ladri e tra i contrabbandieri, la luce del sole mi mostra la presenza di molti di noi.
E quando li interrogo chiedendogli conto di quello che fanno essi mi rispondono in coro che non c’è altra scelta, che c’è un complotto, che io non capisco.
Vedo che si sono prestati già in molti nel ruolo di salvatori della patria.
Ma vedo che lo fanno solo per tenermi lontano, imbavagliato e bendato sotto un cappuccio.
Mentre loro, con le mani libere, possono prendersi quello che vogliono.
Hanno la complicità generale.
Il silenzio.
La rassegnazione del popolo italiano.

Sento il dovere di scrivervi, concittadini italiani, perchè non posso fare a meno d’essere uno di voi.
Spesso lo vorrei.
Soprattutto quando la speranza mi lacera e la disperazione mi acceca.
Ma molti di voi, in realtà,hanno già smesso di essere parte di noi.
Quelli che hanno scelto di essere tra i furbi, i ladri, i contrabbandieri.
Quelli non sono nostri concittadini italiani.
Io non posso fare a meno d’essere uno di voi solo perchè ho un figlio ventenne.
E anche molti di voi hanno figli ventenni, o decenni, o trentenni.
Alcuni hanno nipoti.
Altri hanno fratelli e sorelle.
Non possiamo abbandonarli tra le grinfie del branco di lupi di coloro che ci hanno già lasciato da soli.
I furbi, i ladri, i contrabbandieri farebbero scempio di loro.
Mio figlio come farà, domani, a farsi una vita?
Tuo figlio, tuo nipote, tua sorella, come faranno?
Andremo a chiedere pietosamente un aiuto al potente di turno?
Avremo di sicuro promesse in bianco.
E aiuto come assegni scoperti.
Daremo ai nostri figli un futuro “cabriolet” ?

Non ho una ricetta precisa.
Fondiamo il Partito dei Concittadini Italiani.
Decidiamo che hanno diritto di voto soltanto i concittadini italiani!
Stabiliamo che soltanto i concittadini italiani hanno diritto a vivere in questa nazione.
Cacciamo quei furbi, quei ladri, quei contrabbandieri che si nascondono vigliaccamente fingendo parte di noi.
Facciamo.
Facciamo qualcosa!
Presidiamo le nostre coscienze.
Chiediamo sostegno alle nostre virtù!
Prendiamo in mano il nostro destino.
Io sono giovane, ancora, troppo, per morire, oggi, senza un futuro domani.
E mio figlio, tuo figlio, i nostri nipoti, vogliamo lasciarli senza un giorno di vita?
Morti, già oggi, senza un futuro?
E’ possibile che questa sia la strada che abbiamo deciso di prendere?
Noi, proprio noi che una volta alzavamo i pugni chiusi e cantavamo sotto le bandiere dell’ideale?
Cosa ci è successo per meritare un destino così vile?

E, poi, a voi giovani, sento il dovere di scrivere.
A voi che non avete più voce, nè forza.
State seduti e aspettate che accada qualcosa.
Aspettate Godot.
Che arrivi domani.
Ma sul palco ricade pesante il sipario, ogni sera.
E non si sentono applausi a incoraggiare la vostra compagnia di attori.
E non vi sentite offesi, traditi, frustrati?
Non sentite la rabbia che monta dentro di voi?
Non provate l’istinto di prendere in mano il vostro destino?
Anche se è vostro padre a stringervi al collo la catena pesante, non avete il coraggio di ribellarvi e morderci al collo?
Quale incantesimo è calato sopra di voi?
Quale sortilegio malefico vi ha resi ciechi, muti, sordi e così rammolliti?
Cosa aspettate?
Che il pifferaio magico vi venga a chiamare?
O che un incantatore di serpenti vi liberi finalmente dal sacco?
E voi, poi, dopo, cosa mai sarete?
Potrete dire d’essere stati migliori di noi?

8 pensieri riguardo “LETTERA APERTA AGLI ITALIANI

  1. Queste parole accorate sono anche mie, perché è questo che penso da tanto tempo, con dolore….
    E mi fa tanta rabbia vedere questo appiattimento, questo pensare non con la propria testa ma come qualcuno ha subdolamente fatto credere che sia il modo giusto di pensare….
    E mi fa rabbia vedere lo sconcio dell’aula del Parlamento, che io considero quasi sacra per l’alto compito che vi si dovrebbe svolgere, ridotta a ring dove ci si offende e ci si scazzotta…
    Ricordo quando frequentavo le Magistrali – e si parla del ’53 – quando abbiamo sostenuto il nostro preside istriano facendo scioperi (impensabile allora a scuola) e riunioni…e quanta voglia di verità, quanto amore per la Patria!!!
    Non sono mai stata iscritta ad un Partito perché volevo essere libera di scegliere ma virtualmente contami come la prima iscritta al Partito dei Concittadini Italiani perché, rubo le parole a Gaber, per fortuna e purtroppo lo sono e non voglio che si svenda come una prostituta a quelli che non sono altro che ladri e bugiardi….
    Sono con te!

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  2. Queste parole sono di tutti noi, sono sempre più condivise ed è bello e importante che siano cariche di entusiasmo per generare un posto migliore. Noi tutti dobbiamo unirci, indipendentemente dalla nostra età o ruolo, perché ognuno ha il suo posto nel mondo e una miriade di bei doni da condividere. Parliamo dei nostri sogni e aiutiamoci assieme a farne il domani. Chi aspetta non vive, ne abbia dieci o ottanta di estati con sé. La forza umana sta nella cooperazione di tutti 🙂

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  3. Mio caro Piero, leggo questo tuo scritto accorato e nello stesso tempo pieno di fervore. Quel fervore che io, istintivamente, da tempo, fatico a ritrovare, anche se sotto, molto in fondo so che esiste ancora, E se lo faccio uscire è solo perchè anch’io ho una giovane nipote che adoro e che vorrei potesse avere un futuro. E per gli occhi dei miei bambini a cui proprio ora sto insegnando su cosa si basa il nostro stato, o meglio…su cosa si dovrebbe basare. Parlo loro di Costituzione, di democrazia, di diritto-dovere di voto. Ma con che faccia…dimmi, con che faccia parlo loro di queste cose? Sono ideali certo, ideali che vanno difesi e loro me le fanno le domande sai? Me le fanno eccome dall’alto dei loro dieci anni e non sempre, lo ammetto, mi riesce facile rispondere. Ci provo, ma è difficile.
    Tu parli di cittadini, di un sogno bellissimo, e io voglio crederci. Devo farlo, non per me, ma per quegli occhi che vedo ogni mattina, per lo sguardo bello e pulito di mia nipote che ha studiato, che lo sta ancora facendo, per raggiungere il suo sogno e non vede via d’uscita. Per loro sì, continuerò a crederci. Ma quella classe politica l’abbiamo voluta noi, e se il marcio venisse anche dal basso?
    Un abbraccio A mio, con tristezza, ma sempre un abbraccio d’affetto.

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  4. Cara Fausta,
    prima iscritta al virtuale partito, cosa posso dire, se prima non ti ringrazio?
    Io conservo sempre la speranza.
    Non è un fatto di sentimenti, che, anzi, sarebbero anche un pò depressi, in questo periodo.
    Ma la speranza è un fatto fisico: quelli che vengono dopo di noi sono fisicamente la speranza.
    I figli, i nipoti, i figli, quelli nostri e quelli degli altri, quelli connazionali e quelli stranieri…
    Insomma, il mondo.
    Ecco, il mondo.
    Ed è il mondo a darmi speranza.
    Perchè il mondo continua.
    E con il mondo, anche la storia.
    E con la storia anche noi e il nostro povero paese.

    Chissà cosa ancora vedranno i nostri occhi.
    Chissà, se questo povero paese avrà la forza di risollevarsi.
    Chissà se mai si toccherà il fondo in questa caduta precipitosa…
    Già, quanto chissà…
    Ma una cosa certa c’è: c’è un domani da abitare e noi, anche se lo volessimo, non potremmo tirarci indietro.
    E’ l’esistenza la certezza.
    Esistere vuol dire esserci: lo dicono i filosofi del dasein, dell’esserci, dell’esistenza, Kant, Hegel, Heidegger…
    Parole difficilissime le loro.
    Ma semplici per noi.
    Noi ci siamo, in questo oggi e in quel domani: potremmo mai accettarlo passivamente in silenzio?
    Per quel che siamo, molto o poco che sia, è certo che condizioniamo l’oggi e il domani.
    Nel freddo di questi tempi cupi (non solo meteorologicamente) il calore che ci riscalda e questo dasein, questo esserci.
    Per adesso ci accontentiamo, ci permette di vivere: è, certo, credimi Fausta cara, vivere è cosa più bella che c’è (almeno ammette un domani, che comunque potrebbe essere migliore del peggiore degli oggi)!
    Un abbraccio,
    Piero

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  5. Caro Damiano, grazie di essere con noi.
    Hai ragione davvero: chi aspetta non vive.
    Le tue parole sono combustibile per la vita, per combattere contro questo presente così malinconicamente alla deriva.
    Questo povero paese ha bisogno di chi non aspetta!
    Forse è l’impazienza a farmi mordere il freno.
    Ma spero che si riparta al più presto.
    A tutta velocità.

    Un caro saluto,
    Piero

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  6. Cara Patrizia,
    gli occhi di quei bambini di dieci anni sono gli occhi della vita, del mondo, del futuro.
    Non tradirli!
    Non tradirli mai!
    Ti rispondo con una vecchissima canzone.
    Mi emoziona sempre, ancora oggi.
    E mi commuove, perchè le parole di quella canzone di ieri sono perfette per rispondere alla nostra malinconia di oggi: la prima strofa basta da sola.
    Alla seconda, è sufficiente che il soggetto sottinteso nel testo sia “la nostra povera Italia”.

    Un bacio, Pat.
    Piero

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  7. Ciao Piero ! complimenti per il pezzo , mi piace davvero, mi tessero anche io , del resto l’ho sempre sostenuto e lo sai che se non finisce l’era dei “furbi” non si va da nessuna parte. Speriamo in una svolta decisiva, ma noi siamo per la tecnica dei “passetti” come quando per entrare con la macchina nessuno ti dà la precedenza e allora ti devi fare spazio se no rimani lì tutto il giorno… (come mi mostrasti a Roma) io i “passetti” che dovranno fare quest’anno i politici sono solo due , pensa ! gli do una ricetta facile… 1) trasparenza 2) cambio delle regole di accesso al potere , ma guarda se non fanno queste due cose semplici, la vedo molto brutta.

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  8. Caro Roberto, grazie!
    Tesseramento e partito virtuale.
    Ma legame forte, legame di sangue, di spirito, d’anima.
    Siamo quello che di buono c’è, oggi: non nel senso che innalzo ed assolvo le nostre esistenze sull’altare dell’etica e della coscienza, no. Voglio dire che noi siamo per quello, viviamo e paghiamo il prezzo della vita – che per fortuna ci ha anche dato gioia e felicità – perchè vogliamo un mondo buono, migliore, non questa povera nazione in declino.
    Nel nostro agire quotidiano cerchiamo di portare la croce di essere italiani con dignità, anche se portare la croce pesa.
    Con dignità e impegno, vorrei aggiungere.
    E’ questo il nostro dovere e la nostra lotta.

    Ricette ai politici non saprei darne.
    A parte che loro non sono altro che l’espressione degli italiani che li hanno messi lì, con le stesse virtù (poche, invero) e gli stessi difetti (molti!).
    Poi, sanno bene come ci si deve comportare, là, dove sono chiamati a fare il loro compito.
    Se non ci piace come lo svolgono, tocca a noi farci valere.
    Come con la pizzeria: se la pizza servita fa schifo, non torniamo più!
    Non è difficile, secondo me.
    Ed io, ancora mi domando, invece, perchè, molti italiani si ostinano a tornare sempre nella stessa pizzeria, dove sono stati derubati e maltrattati.
    L’unica risposta possibile è che a loro quella pizza sta bene così com’è.

    Trasparenza e nuove regole di accesso al potere.
    Buone intenzioni, Roberto mio, ma dobbiamo essere noi a cercare di farle applicare, con le buone o con le cattive.
    Da parte di tutti.
    Anche dei nostri concittadini.

    Un abbraccio,
    Piero

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