IL DESIDERIO

Sandro BOTTICELLI - VENERE VEGLIA MARTE DORMIENTE

Sprofonda nella notte, a una cert’ora, la vita.

E, con lei, tutto affonda in un denso mare nero, senza fondo.

Il sonno, allora, diventa padrone del mondo.

Il suo primo sguardo si volge al cielo, per accertarsi che sia giunta, tempestiva e puntuale, la compagnia delle stelle a dargli manforte.

E quale sgomento lo prende, quelle volte che si ritrova solo, disperato come certi barboni, padroni del mondo di notte, ma senza nessuno a fargli compagnia.

Certe volte le stelle sono in ritardo.

Oppure accade, certe volte, che, per dispetto, o per qualche altro disguido tecnico degli apparati cosmici universali, quelle, le stelle, dispettose, o imprecise e difettose, non si presentano puntuali all’appuntamento della notte, e no, non si  fanno vedere, certe volte, e , certo, ci piacerebbero, apparecchiate di tutto punto, con i bei gioielli bene in vista appuntatia spillo sul  tondo petto, luccicanti, di notte, e assai preziosi.

Alle volte è la nera armata delle nubi, schierata in formazione  quadrata, che plana all’improvviso, con le sue coorti oscure di cirri e nembi, e piomba sulla terra buia, dichiarando guerra, in quelle ore notturne, al sopraggiunto padrone del mondo.

E sono assalti all’orizzonte atro, tonanti scariche di tamburi in marcia, e guizzi e fiamme e baleni lampeggianti.

Ma lui, il padrone delle tenebre, da sempre avvezzo a lotte così dure, sa difendersi strenuemente.

Col fischio, chiama i suoi palafrenieri fidi e gli ordina, arrogante, di sparger la magica polvere dei sogni sugli occhi stanchi della vita, perchè, stregati e fiacchi prigionieri, s’offrano alla milizia tetra della notte.

Quella polvere ha lo stesso potere d’incantesimo che hanno le parole dei poeti, con le loro punture d’inchiostro, che squadernano davanti agli occhi degli uomini il fantastico campionario d’immagini che non si distinguono dal vero delle cose, reali fantasmi colti dagli attoniti sguardi ormai stanchi.

Il nuovo padrone invoca l’assalto del feroce vento potente, che con un solo boccone ingoia la densa ariosa massa grigia delle nuvole, tinta dell’inchiostro della piovra.

Il sonno conosce mille trucchi, è il veterano della crudele guerra che si combatte, ogni giorno, fra gli arcieri del sole, che scagliano tempeste di dardi verso le mura di basalto da cui cola, grassa, colata di pece bollente che imprigiona il bagliore del giorno, e le armate del regno delle tenebre, che corrono  a nascondersi dietro la linea sottile dell’orizzonte.

A volte, quando qualcuno di quei dardi colpisce il suo cieco bersaglio, l’aria si tinge di sangue, arrossando col suo riflesso di rubino, il cristallo trasparente del cielo.

Il sonno, il padrone del mondo, che conquista gli spazi infiniti della notte sprofondata nel nulla, sa nascondere al corpo i segni delle ferite quotidiane, e inganna il suo esercito incolpevole di innocenti angeli alati e fanciulli leggiadri.

Lui ca come confondere i socchiusi occhi degli uomini con precise pennellate di colore, e trasformare le vaghe ombre delle visioni notturne in dolci forme d’acerbe ninfe dei boschi, che offrono ai distratti sognatori solitari dolci calici colmi di vino mielato e rosse ciliegie golose.

Nelle profondità sconfinate di quel mare che monta di notte e digrada sul mondo, ogni volta accade che la vita venga sospinta lontano dalla marea volubile dei sogni.

Nell’abisso della notte, un guscio di noce si prende cura, per lunghe ore, delle spoglie dei corpi spossate dalla lotta, che alla fine del lungo torneo, giacciono riverse, abbandonate alla dolce riposante carezza della morte temporanea della coscienza.

Mai, la morte può essere considerata una dolce compagna, se non per gli uomini disperati, che agognano di lasciare per sempre il mare di fiamme della vita nel quale ardono senza requie per volere di un demonio senza pietà, che li sospinge nel fondo di quel mare di lava a viva forza, senza sosta.

Questa è la morte che desiderano i corpi, rosi dalla vampa del dolore, consumati dalla brace della disperazione, divorati dal fuoco di esistere.

La coscienza, invece, è di tutt’altra tempra.

Essa non teme affatto la morte, nè mai la invoca.

Anzi, la sfida continuamente, la provoca senza pudore  o paura, lasciandosi abbracciare, abbandonandosi, riversa, tra le membra del suo amante, il padrone, il dio del sonno.

E così, la coscienza, nuda, dimentica di sè, amante perduta, totalmente si dona al suo schivo compagno, ogni volta, quando arriva la notte.

Allora si abbandona finalmente al piacere, impudico, di lasciarsi dominare dal suo animalesco istinto, che tutto vuole sapere e conoscere e far suo e sperimentare, in questa materia torrida d’amore.

E anzi, quasi altro ella non desidera, durante il lungo giorno dominato dal sole.

E allora, si vede, a tratti, distratta, che si allontana furtiva, si apparta in un minuscolo angolo nascosto del giardino, a sognare, con lo sguardo perduto, sospirando esitante, il talamo d’amore sul quale, più tradi, con la complicità delle tenebre, si abbandonerà lasciva, per consumare il suo estenuante amplesso d’amore.

Nella notte sprofonda la vita, quando si ritira il guardiano che trattiene i sogni dietro le sbarre del giorno, col suo scudo dorato di luce che brilla e acceca gli sguardi troppo curiosi.

Tutto questo accade, ogni giorno, nella vasta profondità in cui s’addensa la viva massa guizzante dei sogni.

E il desiderio più vero, d’ogni tipo di uomo come pure d’ogni figura di donna, è quella dolce temporanea morte, il piacere più alto, l’abbandonarsi all’amore del padrone del regno dei sogni.

6 pensieri riguardo “IL DESIDERIO

  1. Hai descritto alla perfezione la notte, che io per altro amo di un amore folle e, credo, ricambiato…
    L’hai descritta nei suoi mille momenti, tutti ugualmente belli…almeno per me è così. Mi piace sempre la notte, ingioiellata di stelle o arrabbiata o dolce nei suoi canti di pioggia sul tetto. E amo il momento che mi regala ogni volta, quello che tu ben descrivi: il momento del sonno, quando ancora non sei di là, ma nemmeno di qua… Quel sonno consolante di pace e visioni…
    E la amo anche quando mi fa compagnia nelle veglie e mi accarezza buona e pacifica.
    Grazie per questo intenso scritto a Lei dedicato…
    Un caro abbraccio

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  2. Un affresco sulla notte che potremo anche paragonare al regno di Dioniso, o un angolo al limite o al confine.
    Mi piace molto l’ immagine di Botticelli che hai usato, la cito anche nel mio libro per evocare il sonno riparatore dopo aver fatto l’amore…la petit mort come la chiamano i francesi.

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  3. Cara Patrizia,
    la notte ed il sonno sono come un modno parallelo, una dimensione del tutto speculare al giorno, sono il suo reciproco, il complementare, il completamento.
    Io non sono un animale notturno. Dormo molto, male, e mi lamento, di giorno, del sonno.
    Ma la notte la conosco lo stesso, mi piace, mi cattura il suo silenzio e quel nero sprofodamento nella dimensione senza luce.
    E’ il mondo dell’Ade, il regno delle ombre, la vita dei sogni.
    Ecco, io amo molto i sogni.
    E non li confondo affatto con le illusioni, che invece sono pericolose e ingannatrici, traditrici, false.
    I sogni, invece, sono come un folle innamoramento.

    Hai mai sognato qualcosa che ha che fare con l’amore?
    Un bacio, un desiderio?
    Hanno, quei momenti, un sapore così intenso e reale, che supera il vero.
    Te le puoi portare addosso, quelle sensazioni così vere, sulle labbra, sulla lingua, nell’anima, per sempre.
    E si può addirittura provare il desiderio di scambiare i due mondi.
    Decidere di vivere permaentemente nel mondo dei sogni e passare nel mondo del giorno solo fugaci momenti.

    Poi mi torna in mente il mondo degli incubi, delle ansie notturne, dei lunghi minuti passati a saudare, ansimare, tremare…
    Non ho incursioni troppo insistite da parte di quei cavalieri così spaventosi.
    Ma ogni tanto può accadere che ne arrivi qualcuno.
    No, non mi piacciono.

    Ma tanto, poi, che fa?
    Dopo le ore della coscienza dei sogni, arrivano quelle dell’incoscienza del giorno.
    Non ci possiamo sottrarre alla nostra natura.
    Almeno, io non ne ho neanche la voglia davvero.
    E allora, resta questo piccolo tributo alla notte, scritto in una sera con gli occhi pesanti, una specie di auto-descrizione del tempo che prende il sapore dell’attesa, dell’attenzione che cade, del limite fra sogni e coscienza che si fa molto sottile, labile, immateriale…
    Finquando scompare la frontiera…

    Un abbraccio,
    Piero

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  4. Si, cara Paola, l’immagine di Botticelli l’hai scelta a puntino, si presta benissimo a quel momento della … petit-mort.
    Il tuo libro sta per uscire, no?
    Me ne manderai una copia? Lo troverò in libreria?
    Cosa riguarda? Un romanzo?
    Fammi sapere qualcosa, se puoi.

    E n grande in bocca al lupo!

    Oltre ad un abbraccio stretto stretto,
    Piero

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  5. Cara Lucia, è sempre un piacere salutarti, lo sai.
    Non mi stupisce che ami la notte.
    Per come ti ho conosciuta dalle pagine del tuo blog, sei riflessiva, un pò sognatrice, un poco nostalgica, ami fantasticare, ma sempre con i piedi per terra.
    Non mi stupisce che ami la notte, perchè è in quelle iore che siamo più liberi di perdere … il contatto dei piedi per terra, per cercare di volare, almeno coi sogni. E sono sicuro che nel tuo cuore di sogni ne hai tanti, grandi, bellissimi.
    Un caro saluto.
    Piero

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