DEI !

GANGE. Fontana dei quattro fiumi - Roma, piazza Navona

(Testo provvisorio, che non so se diventerà mai defintivo).

Ho visto gli dei !

Sono qui, in mezzo a noi!

Sono scesi dalle loro dimore, dai timpani delle chiese, dalle pitture, dai piedistalli delle gallerie di musei ed esposizioni.

Si asono mischiati alla folla che corre nervosa, indifferente, cieca e distratta.

Si sono infiltrati in ogni angolo, ormai sono già dappertutto.

Per le strade, nelle piazze, sulla metropolitana, nei treni, in aereo, nelle case, negli uffici, al mare.

Sono commessi di negozi, autisti, venditori ambulanti o mendicanti. Professionisti affermati, medici, avvocati e farmacisti. Banchieri, industriali, finanzieri e uomini d’ogni specie d’affari.

Hanno le facce di dei, proprio come sono fatti gli dei.

Impastate di terra bruciata, di terracotta brunita, di mattoni incrostati dalla malta del tempo che tutto lega e ricopre.

Hanno guance scavate, occhiaie profonde, profili pallidi e cerei incarnati gessosi, proprio come i volti scolpiti nel marmo dalla mano esperta di uno scultore.

E sono fieri e potenti, forti e orgogliosi come le divine creature che non sottostanno alla dure legge della natura, che tutto consuma e a tutti mette sgomento.

I volti, le facce, l’aspetto, le sembianze sono quelli che devono avere le divinità altezzose.

I loro corpi sono corpi di dei.

Seni, glutei, petti, cosce e braccia di divinità superne.

Possenti, turgidi e rigogliosi dell’energia che rende divini.

Li ho visti, gli dei.

Sono scesi qui, in mezzo a noi.

E noi non li guardiamo neanche.

Non li degnamo di uno sguardo.

Puzzano, sono nudi e sporchi e malvestiti.

Ci chiedono la questua e rovistano nell’immondizia in cui marciscono le nostre città.

Vorrebbero redimerci, ma non hanno speranza.

Ci guardano di sfuggita, come malati contagiati da una strana malattia incurabile.

Ci trapassano con lo sguardo appuntito, prendendo bene la mira.

Infilzano, poi, con gesto veloce, l’acuminata punta dei loro dardi occhieggianti giusto al centro della nostra fronte, dove è appuntata in modo precario, ormai, la maschera che ricopre la nostra anima, nuda, che vergognosamente si nasconde.

 Camminano per le strade e affollano le piazze.

Portano la vita e la memoria là, dove noi, ormai, non sappiamo portare altro che la morte e l’oblìo.

Portano la luce, la speranza, l’amore, il desiderio ed il piacere di vivere.

Certo, hanno espressioni che sembrano severe o provocanti.

Assumono pose distanti, parlano alieni linguaggi.

Forma degli occhi, sembianze, fogge e portamenti sono quelli delle statue viventi.

Loro, gli dei, ormai, potenti, sono, qui, vittoriosi, in mezzo a noi…

5 pensieri riguardo “DEI !

  1. La tua metafora dei/uomini di successo mi è piaciuta molto un po’ meno dei/barboni perchè gli uomini di successo cercano l’ olimpo, ma i barboni o comunque i nullatenenti si annullano o cercano un riscatto per l’ olimpo a loro precluso…basta dei l’ uomo comune è il nuovo mito della nuova umanità che fiorirà sulle ceneri di questa crisi mondiale…o almeno lo spero.
    Ciao.

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  2. Pare che il Gange tenga fra le gambe il timone per rappresentare la navigabilità di questo fiume. Certo che navigare in una fontana per grande che sia è un’impresa da …Dei! A volte mi sfiora il pensiero che l’universo sia perfettamente immobile, come una statua di marmo, o come l’obelisco al centro, un’immobilità provocante. Attraente e impenetrabile come il mistero più … misteriosamente attraente di bellezza e di fascino. Senza nessuna pietà inafferabile.
    Caro Piero, dev’essere bello abitare a Roma!
    Ciao
    Mina

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  3. Beh, cara Paola, alle volte il tuo pessimismo è troppo duro.
    In fondo, anche Gesu Cristo era un clandestino con la abrba lunga e pellegrinava sul territorio della Palestina di quei tempi come un nullatenente.
    E per lui, divinità e umanità erano nature … consustanziali.

    Ma, volevo precisare un’altra cosa. Questa qui sopra è solo secondaria.
    So che questo testo è scritto male. E non lo riesco a girare come vorrei.
    Ma quello che volevo dire è che gli dei sono in mezzo a noi: chi sono gli dei?
    Qurlli come Gesù Cristo.
    Cioè i poveri cristi venuti dall’estero che girano in mezzo a noi, ormai, in ogni angolo della nostra Italia. E che facciamo finta ancora di non vedere, oppure, che vediamo solo con una punta (o anche più) di razzismo ignobile.
    In realtà loro stanno già in tutte le posizioni. Imprenditori, professori, banchieri e bancari, medici, dentisti, ingegneri . Oltre che, come li immaginiamo più facilmente, badanti, colf, muratori, schiavi e mendicanti o barboni (in ordine decrescente della scala sociale).

    Sono invece d’accordissimo sulla conclusione di speranza che hai chiuso il tuo commento.

    Un abbraccio, Paolè,
    Piero

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  4. A Roma la Bellezza può fare girar la testa.
    Ma lei, Roma, o la Bellezza, se vuoi, è anche una gran … donna di facili costumi, dedita al meretricio ed ai costumi immorali…
    Vista la faccenda dal suo versante, però, lei, Roma o la Bellezza, come preferisci, non si curano affatto di questo aspetto della moralità dei comportamenti e dei costumi.
    Una dea ha un ordine di valori che non può essere misurato in questi termini meschini.
    Avere molti amanti e soddisfare tutte le loro esigenze è la natura di questa dea.
    Se contravvenisse a lla sua natura, allora, si, diventerebbe immorale!

    Così, abbondano forme rotonde e morbide, o estensioni verticali che annunciano fertilità e potenza che non devono essere dimostrate al’uomo, ma alla storia e che sono il fondamento del mito di questa città. Che ti può stregare e ti può abbandonare in un attimo!

    Ma questo, cara Mina ha a che fare con la foto del Gange marmoreo della fontana dei 4 Fiumi di Bernini, che sta a piazza Navona, che tu hai commentato in maniera tanto intrigante…
    Un caro saluto
    Piero

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  5. Non so…mi pare come di scorgeredue diverse e contrapposte visioni degli dei. La prima che sottolinea una attuale concezione che riveste chi ha successo (poco o tanto, non ha molta importanza, basta che ci sia) di una sorta di alone magico che s’invidia e si prende a modello.
    La seconda che vede nel poveraccio, nel misero, nell’ultimo, una sorta di essere perfetto in grado di insegnare sempre qualcosa di grandioso proprio in virtù di questo suo stato. Visione forse derivante dalla nostra cultura cristiana?
    Credo che siano entrambe visione estremizzate, in qualche modo…
    Questi sono solo pensieri che mi sono nati leggendo il tuo scritto, non so se c’entrano qualcosa, o se molto più probabilmente non c’entrano nulla. Ci ho solo provato…
    Scusami se sono andata fuori da quello che è il significato reale del tuo racconto. Coinvolgente, per altro, come sempre.
    Ciao Piero.

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