LIFE ON MARS?

Joan MIRO - BIRD IN SPACE

 

Il volo continua, stasera.

In un’altra direzione, nello spazio infinito.

Nello spazio dell’armonia.

Verso il regno dell0 spazio sconfinato.

In quello spazio nuotano le Muse e le Ninfe.

Portatrici d’incanti, le une.

Piene di grazie, le altre.

E belle.

Belle come solo le dee sanno farsi.

Dee, che, come gli angeli, non appartengono al sesso, ma alla meraviglia.

Lo spazio in cui nuotano quegli angeli della Bellezza è lo stesso in cui godono la loro immensità i Titani, i Ciclopi ed i Lestrigoni.

E’ lo spazio degli aedi, dei poeti e degli artisti.

Lo spazio degli eroi e dei giganti.

Ecco, sono in volo, alla ricerca della vita …

C’è vita su Marte ?

 

 

Uno spazio per la leggerezza, per l’innocenza dei giochi innocenti.

Uno spazio per una passeggiata spensierata.

Uno spazio per ammirare i colori del mondo che gira senza pensieri su una giostra senza fine.

Il mondo, il mondo che se ne frega dei dolori e della gioia, della vita e della morte, il mondo che appartiene all’universo sconfinato, dove si perde il senso del numero e della dimensione.

Lo spazio illimitato, in cui essere e non essere è solo un’infinitesima differenza fra il nulla e il non essere ancora, fra l’essere stato e l’essere ritornato nel nulla.

Lo spazio in cui il numero dei pianeti e delle stelle è così … infinito che nessuna forma di vita è in grado di costituire un’unità di grandezza percepibile.

E in questa dimensione dell’illimitato e dell’incommensurabile noi ci immergiamo, nuotiano, e poi anneghiamo e ci perdiamo …

E varchiamo, così, la soglia dell’infinito, il passaggio precluso alle esistenza di sola materia, di gravosa sostanza, di greve peso…

E si entra, attraverso questa soglia, in quell’universo dell’armonia, in quello spazio in cui non contano più le misure e le dimensioni, ma dove si percepiscono solo l’ampiezza e la profondità delle vibrazioni dei nostri cuori, le armonie perfette e consonanti da cui nasce l’assonante perfezione delle più pure affinità elettive …

Questa è la dimensione della poesia, della musica, delle arti e degli artisti…

Questo è l’universo infinito che il Maggiore Tom è andato ad ammirare nella sua passeggita spaziale fuori dalla navicella di Space Oddity.

 

 

Lì abita l’uomo delle stelle.

Lì ha il suo spazio il mio cuore.

Lì, non altrove.

Non esiste uno spazio più vasto, un’immensità più insondabile, un infinito più aperto …

Non potrebbe vivere in un universo più angusto e forse neanche questo cielo, adesso, è abbastanza grande per contenerlo.

Oh, stelle,  costellazioni, galassie …  voi vi volgete a guardami, vi inchinate rispettose al mio passaggio, vi piegate, prosternate, a salutarmi come il vostro Re,  mentre tra di voi passeggio.

Poi, d’improvviso, mi fermo, in un punto preciso miro lo sguardo, come un arciere di fuoco.

E lì, per l’eternità, me ne resto ad ammirare quel puntino azzurro che si perde all’orizzonte, quel puntino infine sparisce dietro una stella, quel puntino che resta fisso, alla fine dei tempi, solo nel più profondo dei miei pensieri, nel centro della mia anima …

Qual ricchezza potrà mai superare questa ?

Per un uomo che si commuove dinanzi a quest’armonia assoluta, di fronte allo spettacolo di tanta bellezza, quel dono è più preziuoso di questa passeggiata spaziale ?

E’ vero Major Tom ?

 

 

Per quelli come me, nati in un universo come questo, cresciuti in un tempo in cui le parole e le melodie hanno valori così alti ed assoluti, ecco, per quelli come me, non può esserci un passato, non può esistere un mondo diverso.

Il silenzio è pieno di significati, per quelli come me.

Il vuoto è pieno di contenuti.

Il buio è solcato da luci abbaglianti.

Il sonno è abitato da sogni.

E se tutto questo è il mondo di ciò che gli altri chiamano NULLA, figurarsi, allora, cosa possono essere, per me, le melodie, le parole, i colori, la vita!

Non mi bastano le parole moltiplicate per le metafore più iperboliche !

Non mi basta tutto questo universo infinito !

Non mi basta tutto questo.

Non mi basta.

Perchè il mio cuore è più grande, ha più spazio, può contenere molto di più.

E questo cuore è il mio cuore.

E’ il mio fedele compagno.

A me solo egli presta obbedienza !

RICORDO DI UN FESTIVAL LIBERO
(Bowie)
 I Bambini di fine estate
Si raccolsero sull’erba umida
Suonammo le nostre canzoni e sentimmo il cielo di Londra
Riposare sulle nostre mani
Era il paese di Dio
Era agitato e innocente
Era il Paradiso.

Toccare, toccammo la vera anima
Nell’avere in pugno le vite di tutti
Rivendicammo che la vera fonte della gioia venisse fuori
Non venne, ma sembrò così
Baciai un sacco di gente quel giorno

 

Oh, catturare una sola goccia dell’estasi che spazzò via quel pomeriggio
Per dipingere quell’amore
su un pallone bianco
E farlo volare dalla cima
più alta di tutte le cime
Oltre le quali l’uomo ha spinto il suo cervello
Satori 4 dev’essere proprio
qualcosa del genere

Esplorammo i cieli con occhi di arcobaleno e vedemmo macchine di ogni forma e dimensione
Parlammo con alti Venusiani che passavano
E Peter cercò di salire a bordo ma il Capitano scosse la testa
E se ne volarono via
Librandosi attraverso
la vibrante nuvola di avorio
Qualcuno trasmise un po’ di felicità tra la folla
E Noi tornammo verso la strada,
senza catene

“La Macchina del Sole Viene Giù, e Noi Faremo una Festa
La Macchina del Sole viene Giù, e Noi Faremo una Festa
La Macchina del Sole viene Giù, e Noi Faremo una Festa
La Macchina del Sole viene Giù, e Noi Faremo una Festa
La Macchina del Sole viene Giù, e Noi Faremo una Festa”

 

 

 
Note
: 4 Illuminazione trascendentale improvvisa che colpisce il discepolo del Buddismo Zen, con o senza l’aiuto del maestro.

9 pensieri riguardo “LIFE ON MARS?

  1. Magnifico questo spazio di
    emozioni in cui poter ” alleggerire
    la propria anima. Vagare tra profondità oscure
    tra forme sconosciute, nella consapevolezza
    di non avere più cognizione di niente.
    Solo bagliori di “giganti” luminosi ci invitano
    a proseguire la strada di un mondo infinito.

    Un abbraccio
    Mistral

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  2. Questo è il nostro mondo!
    Siamo cresciuti, ci siamo formati con questi mattoni qua.
    Eravamo una generazione intera che sognava, voleva, costruiva il domani, il futuro, proiettata in spazi incommensurabili !
    Tutto, anche la musica che ascoltavamo, l’aria che respravamo erano infettati da questi germi contagiosi!
    Per questo trovo innaturale il presente claustrofico di oggi.
    Si sono perse le prospettive del passato e del futuro.
    E non resta altro che un vuoto presente che non conduce da nessuna parte.
    Io questo non riesco ad accettarlo!

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  3. Hello Piero,
    che bel post hai scritto, come mi ci sono ritrovata, io penso che questo vuoto d’ infinito che cerchiamo di riempire con l’ arte sia compagno di tutti quelli della nostra generazione, che ci aveva creduto al cambiamento, che aveva creduto all’ amicizia e all’ amore, ad un mondo migliore…inveve la delusione, ma forse io non mi arrendo ancora anche se sono un po’ patetica.
    Buon week end ed un abbraccio solare.

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  4. Sarà per questo allora che a volte un senso di soffocamento mi prende all’improvviso e mi stupisco di questo come di un qualcosa che non m’appartiene?. Sarà perchè sono nata in un tempo in cui sperare era qualcosa che veniva quasi da sè…quasi un moto naturale. Sai cos’è che mi permette di non cedere a quel senso di soffocamento? Il fatto di trovarmi ogni giorno di fronte ad occhi bambini che mi chiedono di dar loro una speranza. Oh, non sono io a dargliella, ma provo almeno ad aiutarli a provare, a costruirla dentro sè. Dimenticando, quando sono con loro, il mio ormai inguaribile pessimismo, perchè anche se per esso propendo, non ho certo la presunzione di credere che sia vero. Se non altro, spero che non lo sia…
    Ciao e buona domenica 🙂

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    1. Cara Patrizia, io penso che nel mio dna – il nostro, invero, perchè quello che dici tu corrisponde a quello che sento io – ci sia quel qualcosa che ci spinge a sperare. In un post di qualche settimana fa, raccontando un pò della mia storia personale, ho sentito proprio questo (ti allego il link: https://repubblicaindipendente.wordpress.com/2011/04/01/cecita/). Essere fatti come siamo nella nostra testa, nel nostro cuore, non è solo qualcosa di politico, o di intellettuale, o sociale o civile o come vuoi. E’ proprio qualcosa di fisico, di materiale, anche se quel qualcosa di fisico o materiale non si vede con la lente di un microscopio ottico, ma con quella molto più sottile che abbiamo dentro, in fondo al cuore. Con quest’altra lente possiamo scoprire i legami e gli intrecci che la nostra vita ha intessuto con le nostre storie, facendo fiorire tutto ciò che siamo, sia nel nostro privato che nel nostro politico. Direi, in questo modo, che – come si diceva una volta – il privato è politico, sono legati, fatti l’uno dell’altro e tutti e due composti delle nostre storie, della nostra vita, delle nostre esperienze quotidiane.
      Tu hai davanti a te i bambini, ogni giorno, che ti interrogano con i loro occhi.
      Non temere e non dubitare mai, e non essere pessimista: dai loro occhi partono raggi di quella fisica sottile, che si può osservare solo con quella lente che abbiamo in fondo al cuore, raggi che mettono in moto le reazioni biologiche che ti spingono a dare loro quella speranza che cercano.
      Di dove pensi che venga quel patrimonio di speranza che infondi loro, se non dal tuo essere, dalla tua vita stessa, dalla tua meteria fisica e spirituale, dal tuo privato che è anche politico ?
      Non è politicissimo, forse, il tuo dono quotidiano offerto a quei bambini ?
      Nonè forse la più alta delle politiche quel lavoro di semina che ogni giorno ti spinge a piantare nei loro teneri cuori, i semi della speranza?
      Non è forse da questa politicissima rivoluzione che nascerà il loro domani?
      E quel domani, quel loro domani, se avremo ancora la fortuna di viverlo anche noi, non sarà anche il nostro presente, il presente nostro che si inevererà nel momento in cui i fiori di quei bambini saranno sbocciati definitivamente ?
      Ecco, allora, il presente, anche semplicemente il nostro egoistico presente, non dipende forse da quel tuo lavoro di semina ?
      E come puoi dubitare di tutto ciò?
      E’ questa la tua fisica sottile.

      Un abbraccio.

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  5. Ciao, Paolè. Rispondo con ritardo, perchè non sono stato sul pc, in questi giorni.
    Grazxie davvero per il tuo commento tanto entusiatico: tu dici che noi cerchiamo di riempire con l’arte il vuoto infinito nel quale rischiamo di restare senza senz’aria. Quel tentativo di arte è proprio l’aria che ci serve per non restare soffocati.
    Io non so se il mio posso chiamarlo un tentativo di fare arte, ma tutto il resto è senz’altro vero nel senso in cui lo dici tu.
    E ti dico anche che accolgo come un vero regalo la tua “dichiarazione” di non esserti arresa ancora.
    A volte sentire da una persona cara che continua la sua lotta è un balsamo vivificante: per quello che ti conosco io so che tu non hai smesso di lottare, ma a te stessa non lo ammetti facilmente, anzi, spesso, lo nascondi accuratamente al tuo spirito.
    Certo le forme della nostra lotta, nel tempo, sono cambiate. Perchè con il veder crescere la disperazione di questo presente dominato dal vuoto e dalla mancanza di qualsia valore (e non parlo della politica, ma di qualcosa di molto più profondo) con il veder crescere questa disperazione non ci riesce più di prendere le bandiere in mano, i cartelli, di urlare gli slogan e di marciare in corteo: saremmo patetici vecchietti (vecchietto io, tu no), nostalgici.
    Ma la testimonianza che vogliamo lasciare con il nostro tentativo di fare arte è già da sola una forma di lotta: tenere la fiaccola accesa!
    Questo possiamo fare.
    Con le nostre pur differenti sensibilità, con i nostri pur differenti modi di sentire e di percepire.
    Ma tu lo sai, amica mia: io penso che “varietà è ricchezza”.
    E allora, più siamo differenti, diversi, vari, più siamo ricchi!
    Un abbraccio.

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  6. caro Piero, eccomi! scusa per il ritardo ma come ti ho detto in questi ultimi giorni mi sono persa nelle emozioni e non ho acceso il pc!
    Il tuo articolo, che dire, mi trasmette serenità… è un bel mondo quelle delle fate, dei sogni….
    mi riporta indietro con il tempo … quando credevo alle favole e pure agli gnomi del bosco… forse ci credo ancora… e ti dirò credo pure a babbo natale che vola con la slitta la notte di natale… si ci credo! e tu mi hai portato indietro, tanto indietro.. è stato bello farlo!
    Ho un sorriso sul volto, te lo lascio!
    A presto Piero!
    spero bene per il tuo ginocchio

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    1. Il mondo che abbiamo dentro è senza limiti!
      Dipende solo da noi.
      E’ un privilegio ed una ricchezza di cui nessuno, al di fuori di noi stessi, ci può privare.
      Grazie del tuo delicato sorriso. Lo tengo caro, accanto ai miei.
      Piero

      (Il ginocchio cigola. Magari vuol dirmi qualcosa che non capisco. Vediamo, ci parlo ancora)

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