DEMO’N

“AFRICAN MADONNA AND CHILD, di Anne-Marie de Waal

Vieni, deh, giungi, alfin !

Emergi dalle brume fumigose.

Esci, poniti al cospetto mio!

Belva bavosa delle paludi oscure,

bestia delle notti insonni,

incubo del cuore spaurito,

nero peloso demonio del solfo!

Ergi il capo tuo, e l’occhio rosso.

Mostrati ! Apparisci ! Palesa te,

orribil anima del mal !

Ecco il bel musetto tuo felino !

Vello candido di morbido tepor !

Il cor malvagio tuo nascoso ben,

dimòn crudel, in gentil viso !

Ecco il sen, e tremo, al respir suo !

E le mani tue, e gli occhi, e ‘l candor !

Sembianze amorose ha l’esser tuo,

Mefistofèle, magistro di perdizion!

Vaga figura di celestial bellezza !

Del mal, orribil Maschera !

Dee veneree, Ninfa e Selene,

Diana e Afrodite ! Adone e Narciso,

voi, dei del bell’Olimpo, templi tuoi,

tuoi simulacri, tuoi sodal fedeli !

Ma ora mostrati, vieni, deh !

In questa notte lumina, stai !

Ecco il passo tuo battere stento,

il cor, l’eco tuo. Il mio timor,

la debol forza, la pallida paura

del mal, orribil terror !

Deh, or che sei al cospetto mio,

parla, mordi, comanda, infierisci !

Perfido dell’orrido, mostro,

belzebù ! Ma che cos’hai, muto stai ?

Il moto tuo immoto, la pace

che sfuggi, tua compagna ?

Che hai, picciol divetto solitario,

che trattien, or ora, le mosse tue

peccaminose, sensi, vergogna,

del mal, orribil gogna ?

E’ solitario il cielo tuo, or mi dici,

senza stelle, senza lume, spento.

Luna nera, nè sol. Sol nube cinerina.

E’ tenebra asfissiante. E’ baràtro.

E si stringe il tuo spaurito cor,

tu, belva del mal, di sorte prigiòn!

Che destin crudele ti toccò, inver,

il mal di seminar per tutti i mar !

E sol soletto, incolpevole, il fio pagar

del mal, orribil untòr !

E, dimmi, dimmi un poco, povero reietto,

chi ti costrinse a cotesto fato,

di cattiveria autor, maestro attento ?

No’l puoi tu dir, no, chi fu

che ti condannò a cotanta pena !

Dimonio triste, anima di fumo,

t’accolgan pure tenere le braccia

di più pietosa madre, d’amante rosa

la dolce bocca, e piacer ti faccia

del mal, orribil, consolatione !

Dilacrima or, l’occhio tuo oscuro,

e chiede venia, perdono di tal peccato.

Terra tua, casa e amor, lasciasti,

e i divini eterni avi e i figli tuoi,

e la cara madre, i virginali affetti,

e vestali, amanti, amazzoni e baccanti.

Cercando il fato tuo, fuggendo, di notte,

fuggiasco, il padre abbandasti

e, ahimè, dolor, nessuno t’avvertì

del mal, orribil. Migratore !


Dipinto CLANDESTINI

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